Le autorità britanniche ci ripenseranno, cercando di capire se il blocco dei siti legati al file sharing selvaggio rappresenti una misura realmente praticabile . Ad annunciarlo è stato il ministero per la Cultura guidato dal segretario Jeremy Hunt, che ha così chiesto ai vertici dell’ Office of Communications (Ofcom) di rivedere alcune parti del contestato Digital Economy Act (DEA).
La decisione è stata annunciata dal governo d’Albione in seguito a numerose proteste scatenatesi online, in particolare sul sito web Your Freedom . “Quando abbiamo lanciato Your Freedom è stata fatta una promessa – ha spiegato il vicepremier Nick Clegg – Tutte le proposte inviate avrebbero ricevuto un’adeguata considerazione”.
Cittadini e operatori si erano così rivolti al sito, protestando contro il blocco di tutti quei siti macchiatisi di violazione del copyright. “Il governo capirà se ci sono gli strumenti giusti per questa previsione di legge, nella risoluzione delle problematiche legate alla violazione online del diritto d’autore”, ha quindi aggiunto Clegg.
I rappresentanti di Ofcom dovranno ora analizzare varie questioni tecniche tirate inevitabilmente in ballo con la cosiddetta cura Mandelson al P2P. Prima tra tutte, quella relativa all’ effettiva possibilità che un provider blocchi gli accessi ad un sito web . Per poi proseguire con una stima dei costi che i vari operatori dovrebbero sostenere per chiudere in massa centinaia di spazi online.
Nel frattempo Ofcom è quasi arrivato alla conclusione della prima fase della campagna britannica contro il P2P, con migliaia di missive da inviare agli utenti. Le stesse previsioni del Digital Economy Act verranno riviste da un giudice nel prossimo mese di marzo, dopo le vibranti proteste di provider come British Telecom e TalkTalk.
Mauro Vecchio