Londra – Dopo le prime sperimentazioni con i sofisticati scanner dell’iride , il governo britannico ha dato il via libera alla nascita di un sistema nazionale di riconoscimento facciale . Se ne parla ormai da tempo : questo strumento investigativo verrà utilizzato dalle forze di polizia per identificare i cittadini immediatamente, grazie all’ausilio di un apposito software interfacciato con l’ archivio digitale biometrico voluto dall’amministrazione Blair.
“Al momento stiamo valutando vari sistemi e vagliando varie possibilità sotto il profilo economico: sotto questo punto di vista tutto è ancora da definire”, dicono le fonti interne al governo britannico riportate da Silicon.com , “ma entro il 2007 avremo il nostro sistema nazionale di riconoscimento facciale”. Con la digitalizzazione dei documenti e l’aggiunta di numerosi dettagli biometrici a passaporti e carte d’identità, il Regno Unito procede a passi da gigante verso l’informatizzazione totale dei sistemi anagrafici e di controllo sul territorio.
Le possibilità offerte da un sistema nazionale di riconoscimento facciale, infatti, sono vaste. Il sistema potrà essere integrato direttamente all’interno delle numerose stazioni della metropolitana londinese, dove la concentrazione di telecamere di sorveglianza è più alta, così da fornire alle autorità un utile supporto all’attività antiterroristica ed anticriminalità. I soggetti avranno sùbito nome, cognome e tutti gli altri dettagli anagrafici necessari per indagini più approfondite. In Giappone, queste tecnologie vengono utilizzate per convalidare i biglietti ferroviari.
L’identificazione automatica dei cittadini, resa disponibile dal connubio tra informatica e biometria , apre problematiche di tipo sociale interamente nuove. Una di queste riguarda da vicino l’ affidabilità dei dispositivi elettronici usati per il processo d’identificazione facciale: cosa succede se qualcosa, durante l’identificazione, va storta? Può accadere che, come successo proprio nel Regno Unito , migliaia di persone vengano “marchiate” ingiustamente come “criminali” per colpa di un errore procedurale presso i terminali informatici dell’anagrafe.
Tommaso Lombardi