Fare soldi nell’industria musicale non è affatto impresa semplice in un periodo di mercato come quello attuale, specie per le band emergenti. Così, se nessuno compra la propria musica, meglio far da sè: è questa l’idea alla base dell’ ingegnosa truffa messa a segno contro piattaforme di distribuzione musicale da una gang di pseudo artisti britannici, che ha utilizzato svariate carte di credito rubate per acquistare la propria musica e guadagnare anche le relative royalty.
Il tutto avviene nel Regno Unito, scenario in cui una gang composta da una decina di persone tra cui alcuni dj ha deciso di far fruttare al massimo i 19 album realizzati: dopo aver negoziato una percentuale pari al 40 per cento degli incassi in royalty con distributori come iTunes e Amazon, la gang ha deciso di spingere l’acceleratore sulle vendite e guadagnare soldi all’apparenza puliti.
Per far ciò i truffaldini musicisti hanno acquistato la propria musica, con un costo che si aggira intorno ad una media di 10 dollari ad album, utilizzando circa 1500 carte di credito rubate. Oltre ai soldi incassati per le royalty la gang è riuscita a racimolare qualcosa come 750mila dollari, accumulati tra il settembre del 2008 ed il gennaio del 2009.
Nonostante non siano stati diffusi ulteriori dettagli sulla vicenda, in qualche modo l’attività della banda ha insospettito gli investigatori non solo locali, ma anche dell’FBI: come risultato, da febbraio è partita l’indagine internazionale che ha portato all’arresto dei soggetti in questione, dislocati tra Londra, Birmingham, Kent e Wolverhampton.
Soddisfatti dell’esito dell’operazione si sono detti coloro che hanno messo fine a “quella che riteniamo essere una cospirazione internazionale volta a defraudare Amazon e Apple”, così come dichiarato da Terry Wilson, detective che ha coordinato le operazioni investigative. Al momento, nulla è dato sapere sulle sorti dei malcapitati scammer, che sono accusati di cospirazione volta a commettere frode e riciclaggio di denaro.
Vincenzo Gentile