Le antenne mobile bruciate nel Regno Unito con la benzina della disinformazione gettata sul fuoco della paura sono forse la dimostrazione più concreta del perché la lotta a bufale e complottismi è più che mai essenziale in un momento così delicato. Nel tentativo di spegnare il fenomeno, il governo UK chiama a sé piattaforme social e online, per evitare che contenuti fuorvianti possano ancora diffondersi tra la popolazione.
5G e coronavirus: il complotto, la contromossa
Il riferimento è a quella teoria che vorrebbe la propagazione del coronavirus in qualche modo favorita dalle reti 5G. Un amo lanciato nello stagno dell’opinione pubblica spaventata, che proprio in questi giorni sta facendo i conti con l’esplosione dell’emergenza e con l’attuazione di un lockdown arrivato solo in seguito a proclami fin troppo spavaldi da parte dell’amministrazione (quel “preparatevi a perdere i vostri cari” di Boris Johnson non verrà tanto facilmente dimenticato). Una fase che abbiamo vissuto anche noi, qui in Italia, poche settimane fa.
Oltremanica c’è chi ha preso quei link e quei post un po’ troppo sul serio, tanto da incendiare alcune infrastrutture delle telco a Birmingham, Merseyside e Belfast. A farne le spese anche i dipendenti degli operatori, ritenuti a loro volta complici, così come tra gli altri il sindaco di Liverpool (Joe Anderson) minacciato dopo aver apertamente etichettato come “bizzarre” le preoccupazioni di questo tipo.
Oliver Dowden, Segretario della Cultura, ha avviato uno stretto colloquio con Facebook, WhatsApp, YouTube e Twitter al fine di contrastare la diffusione di tali informazioni. Stephen Powis, Direttore del servizio nazionale britannico NHS, le ha definite senza ricorrere a giri di parole “un’immondizia totale”. Ad alimentare il fenomeno hanno contribuito alcune celebrità e persone influenti in UK, condividendo a loro volta i contenuti: tra questi la cantante Anne-Marie e l’attrice Amanda Holden.
Anche in Italia nell’ultimo mese abbiamo visto qua e là condividere pezzi in merito a fantomatici legami tra l’epidemia di coronavirus e l’installazione delle reti 5G. Fortunatamente la controffensiva del debunking e del fact checking si è rivelata fin qui efficace.