Una sentenza dell’Investigatory Powers Tribunal (IPT) ha stabilito che gli spioni britannici del GCHQ hanno violato la legge, accedendo all’enorme archivio di dati intercettati dalla statunitense NSA in relazione ai cittadini del Regno Unito. Ma si tratta di un’illegalità già bella che sanata, per il dispiacere delle organizzazioni che hanno denunciato il tecnocontrollo dei Five Eyes (USA, UK, Canada, Australia, Nuova Zelanda).
L’IPT è l’unico organismo giudiziario che ha potere di sentenziare sulle agenzie di intelligence britanniche come Mi5, Mi6 e la succitata GCHQ, e la decisione sull’accesso ai database NSA rappresenta il primo caso in cui sia stata emessa una sentenza di condanna contro una delle agenzie.
Il piano di condivisione dei dati tra NSA e GCHQ è illegale, perché l’IPT non ne sapeva niente, ma solo fino al dicembre del 2014: da quel momento in poi tutto è lecito , ha stabilito il tribunale, perché i giudici sono stati informati delle attività di tecnocontrollo dell’intelligence britannica condotte in accordo con i colleghi USA.
L’Europa ha recentemente condannato lo spionaggio digitale ubiquo dei Five Eyes definendolo inutile, o peggio dannoso, e le organizzazioni del Regno Unito che si battono in difesa dei diritti civili hanno accolto la sentenza dell’IPT con dichiarazioni agrodolci.
Liberty dice di non essere d’accordo con i giudici dell’IPT nel valutare sufficienti le rassicurazioni sulla legittimità dello spionaggio comunicate dalla stessa GCHQ, e si prepara a sfidare il tribunale in sede europea . Di primo passo benvenuto ma insufficiente parla invece Open Rights Group , e anche qui si invoca l’intervento della Corte Europea dei diritti dell’uomo per chiudere definitivamente la questione.
Alfonso Maruccia