“Il giorno in cui tutti i giornali saranno obbligati ad interrompere le attività di stampa, sarà un disastro per la democrazia. I proventi dalla pubblicità sul web vanno a coprire solo una minima parte dei costi necessari per un giornalismo di qualità; il rischio è che in futuro ci ritroveremo con la timida BBC da una parte e con semplice immondizia di superficie dall’altra”. La caduta del quarto potere, annunciata in un recente editoriale firmato da David Leigh, attuale vicedirettore del prestigioso quotidiano britannico The Guardian . Dai grandi tycoon Carlo De Benedetti e Rupert Murdoch , la sfida lanciata all’editoria tradizionale dai nuovi media di Internet è stata spesso descritta come una minaccia incombente, guidata dai motori di ricerca succhia-news e dai grandi portali per l’informazione gratuita .
“I nostri consumatori non sono affatto disposti a pagare per l’informazione su Internet – ha spiegato Leigh – Ma pagano per la loro connessione in banda larga”. Nello specifico, venti milioni di nuclei familiari spendono fino a 15 sterline al mese per connettersi al web, senza tralasciare i quasi 5 milioni di abbonati su dispositivi mobile. L’interrogativo posto da Leigh è piuttosto elementare: perché non si spende per leggere notizie online?
Altrettanto decisa la proposta avanzata nell’editoriale del Guardian : introdurre una tassa di 2 sterline sui singoli abbonamenti per la banda larga , per poi istituire un fondo da destinare ai vari quotidiani a seconda del numero di lettori. Da British Telecom a TalkTalk, i singoli fornitori di connettività dovrebbero imporre un obolo per rastrellare annualmente fino a 500 milioni di sterline.
Secondo i calcoli di Leigh, grandi gruppi editoriali come il Telegraph Group o lo stesso Guardian Media Group andrebbero a rastrellare il 20 per cento del fondo garantito tramite la tassa sul broadband. “Altri giornali, come lo Scotsman e lo Yorkshire Post , potrebbero ricevere una trasfusione salva-vita da 4 a 8 milioni di sterline”, ha spiegato Leigh nell’editoriale.
Questo sistema di ripartizione dei fondi in base alla comunità dei lettori non ha convinto gli osservatori, che hanno sottolineato come quotidiani già ricchissimi come il Daily Mail e il Sun andrebbero ad accaparrarsi cifre tra 50 e 100 milioni di sterline . C’è chi ha invece spinto i giornali d’Albione a trovare strategie più consone al ritmo costante dell’innovazione, anziché arroccarsi su posizioni antiquate cercando sovvenzioni non in linea con l’attuale panorama digitale.
Mauro Vecchio