Londra – Uscito dalla porta insieme alla cancellazione del progetto di trasformare il National Identity Register in un archivio unico nazionale, l’idea di archiviare e gestire in maniera centralizzata le identità dei britannici rientra dalla finestra, con la proposta del Governo di istituire un sistema unico che condivida i dati con tutta la pubblica amministrazione inglese.
L’incubo degli esperti di privacy, il sogno dei burocrati governativi: a presentare la proposta a Downing Street il primo ministro Tony Blair (nella foto qui sotto), come misura per annullare gli assurdi vincoli di condivisione delle informazioni dei cittadini già in possesso dello Stato tra le diverse istituzioni. Sono regole eccessive, dicono i ministri del governo Blair, ma l’opposizione dei Conservatori obietta che allentarle significhi solo dare al “burocrate” una “scusa per ficcanasare”.
L’idea è scaturita durante un riesame della politica governativa sui servizi pubblici: il team responsabile della relazione ha concluso che questi servizi non possono rispondere prontamente alle necessità dei cittadini a causa delle norme sull’accesso ai dati. Viene citato il caso in cui una famiglia è stata costretta a contattare per 44 volte il governo nel corso di 180 giorni per preparare i documenti necessari a seguito della morte di un componente in un incidente stradale.
L’attuale situazione è figlia della tradizionale cultura dei dipartimenti governativi separati, dicono gli esperti, e per mitigarla occorre ascoltare anche il parere dei cittadini su come integrare l’accessibilità e la sicurezza dei dati nel mega database che sta per nascere.
A tal proposito verranno istituiti gruppi di ascolto per un totale di 100 persone, con l’organizzazione delegata alla società di sondaggi Ipsos Mori . Agendo secondo i principi della “democrazia deliberativa”, i gruppi verranno consultati sui pro e i contro di differenti approcci ai servizi pubblici e verranno infine invitati a sintetizzare le proprie conclusioni finali. Tali conclusioni, a quanto dicono i ministri responsabili, confluiranno poi nella politica governativa.
Tra gli argomenti che verranno sottoposti agli intervistati, sono inclusi: il ruolo dei cittadini nei confronti dello stato; i diritti e i doveri; il servizio ai cittadini all’interno della pubblica amministrazione comprendente l’idea del data-sharing tra le istituzioni.
Neanche a dirlo, la proposta sta sollevando un vespaio di polemiche: il Regno Unito, come ben sanno i lettori di PI, è quel paese che sta lentamente ma inesorabilmente scivolando in una società della sorveglianza , come già denunciato dal Commissario dell’Informazione Richard Thomas questo novembre.
“Passo dopo passo, il governo sta registrando i dettagli di ogni uomo, donna e bambino nei computer del Grande Fratello”, dice Oliver Heald, ministro ombra degli Affari Costituzionali, seguito a ruota dal collega David Davis, che nota come “le possibilità che la cosa possa servire a risolvere i problemi della criminalità sono quasi inesistenti”. Dubbi anche sul costo dell’iniziativa, che secondo alcuni potrebbe arrivare a drenare oltre 20 miliardi di sterline .
“Ci sono ragioni per cui potremmo avere la necessità di promuovere una gestione migliore delle informazioni” conclude Thomas, “ma se la giusta risposta a questa necessità sia creare un database centralizzato, è una domanda da porsi”.
Alfonso Maruccia