Si tratta di una richiesta che ha subito suscitato le più allarmate preoccupazioni, sulla possibile implementazione di un vasto meccanismo di censura online nel Regno Unito. Una vera e propria presa della Rete da parte delle autorità d’Albione, che potrebbero stringere la morsa intorno a migliaia di siti web.
L’allarme è stato lanciato a partire da un breve documento apparso sul sito ufficiale di Nominet, il registry nazionale che gestisce i vari domini .uk . Gli alti vertici della Serious and Organised Crime Agency (SOCA) britannica hanno in sostanza chiesto una significativa revisione delle regole previste dalla sezione terms and conditions di Nominet.
Alle autorità britanniche dovrebbero cioè bastare “motivi fondati” per ordinare la chiusura di un determinato dominio web , che sia coinvolto in attività illecite, criminose. Il registry nazionale dovrebbe pertanto modificare il suo regolamento interno, che attualmente non prevede l’estromissione dalla Rete di uno spazio online senza una specifica ordinanza da parte di un giudice.
I vertici di Nominet hanno dunque sottolineato come le attese da parte delle autorità britanniche si siano ormai trasformate in una più decisa pressione. Il registry dovrebbe rispondere più rapidamente alle richieste di smantellamento di un sito legato ad attività criminose .
All’inizio dello scorso dicembre, la Metropolitan Police di Londra aveva annunciato la chiusura di più di 1200 siti web, tutti riconducibili ad una gang criminale operante in Asia tramite domini .co.uk . Nominet aveva lavorato a stretto contatto con la polizia, senza però rivedere il suo regolamento.
Ma questa chiusura basata solo su “motivi fondati” ha allarmato gli attivisti digitali, preoccupati che possa trasformarsi in un meccanismo più esteso di censura. All’inizio di questo mese, uno spazio online chiamato Fitwatch era stato messo offline perché reo di aver consigliato agli studenti britannici alcuni metodi per evadere i controlli identificativi da parte della polizia nel corso di violenti proteste per le strade di Londra.
Mauro Vecchio