Roma – Gli inglesi che parlano al telefono o navigano su internet, da qualche ora sono i fornitori delle informazioni di cui si parla nell’ultima controversa legge passata dal Parlamento britannico. Il cosiddetto “Snooper Charter” è infatti un decreto governativo che dà nuovi ed estensivi poteri di indagine alle forze dell’ordine e ad altre agenzie statali estendendo di molto il concetto di data retention .
Una caotica seduta alla Camera dei Lord ha consentito il passaggio di una legge che aveva riscosso una fortissima opposizione nei diversi partiti e nelle commissioni parlamentari. “Secondo la legge – scrivono inorriditi gli esperti di Privacy International – alla fine di un primo periodo di lavoro su uno schema di registrazione dei dati su base volontaria, il Governo potrà emanare direttive che costringano tutti i fornitori di comunicazione ad archiviare e far girare grandi quantità di informazioni sui propri clienti e utenti”.
Cosa significa? Significa che a numerose diverse entità governative che li richiedano, i provider telefonici ed internet britannici dovranno consegnare i numeri chiamati dall’utente, gli intestatari dei numeri che hanno chiamato l’utente, la localizzazione dell’utente offerta dal telefono cellulare, tutte le email inviate e ricevute nonché l’elenco dei siti web visitati. Tutti questi dati dovranno essere conservati a spese degli operatori e consegnati senza bisogno di intervento da parte di alcun magistrato.
Privacy International e gli altri gruppi che si sono fin qui inutilmente opposti a questo provvedimento hanno comunque sottolineato che i Lord hanno approvato non solo il decreto ma anche due importanti mozioni che in qualche modo stemperano i contenuti del dispositivo.
In particolare è stato affermato che “venga informato di quanto accaduto chiunque sia danneggiato dagli atti volontari o involontari di qualsiasi soggetto che esercitasse qualsiasi dei poteri o dei doveri a lui spettanti” secondo la legge. “In altre parole – scrive Privacy International – per la prima volta la gente deve sapere quando la propria privacy è stata invasa senza che venissero rispettati i dettami legislativi”.
La seconda mozione richiede invece al Governo di informare il Parlamento sulla quantità e la qualità dei dati personali conservati da operatori delle comunicazioni all’estero .
Le speranze degli oppositori si concentrano ora sulla Convenzione europea sui Diritti umani che, secondo alcuni esperti, verrebbe ampiamente violata dalla nuova normativa britannica.