Londra – Si saltano i pasti e si tende a isolarsi sempre di più fino ad arrivare a rubare soldi e preziosi di famiglia per procurarsi l’ennesimo titolo uscito da poco. Lancia l’allarme uno studioso britannico: sostiene che una sessione di gioco di due ore, su computer o console, è equivalente a una sniffata di cocaina.
Sarebbe questo il caso di Jack, un quindicenne di Garstang, un piccolo centro del Lancashire, che era arrivato a giocare fino a 48 ore di fila, trascurando scuola e amici per ottenere punteggi sempre più alti , a discapito però della sua integrità fisica e mentale. Steve Pope, il terapista che si è preso carico di strappare il giovane dalla spirale in cui era finito, ha spiegato che negli ultimi anni un numero sempre crescente di ragazzini fatica a limitare il monte ore passato davanti alla console o al PC : “Molti di questi – ha sentenziato – vedono il videogioco come una via di fuga dal mondo reale”.
Ma in questo caso il locus amoenus virtuale potrebbe avere effetti devastanti a lungo termine. L’uso del condizionale è d’obbligo dal momento da che si tratta di una questione dibattuta ormai da più di un decennio dove per ogni teoria apocalittica sui videogame letali si associa a uno studio che smentisce tutte le ricerche precedenti.
Il dilemma non riguarderebbe solo i videogiochi, ha sottolineato Pope, ma anche Internet. Ormai i due concetti sono spesso associati in un’unica entità. Secondo Pope i videogame, online o meno, hanno l’effetto di ridurre l’attenzione verso il mondo reale. Viene riportato l’esempio di alcuni calciatori della Premiership britannica troppo presi dai videogame dedicati al calcio, e degli sforzi che i club fanno per non ritrovarsi a dover schierare dei brocchi che pensano di giocare a PES o a FIFA.
Proprio in Gran Bretagna era nata di recente una clinica apposita per accogliere pazienti dai 12 ai 17 anni di età intossicati da World Of Warcraft , provocando molte polemiche. Nulla a che vedere con i campi di rieducazione cinesi dove per curare la dipendenza da Internet si ricorreva fino a poco tempo fa a sedute di elettroshock e punizioni corporali.
Giorgio Pontico