Suscita interesse il progetto della joint venture formata da un team di ricercatori delle Università di York e Warwick focalizzato sulla creazione di un nuovo device che ricostruisca in maniera virtuale la realtà. Nel farlo, il dispositivo si pone l’ambizioso obiettivo di catturare tutti i cinque sensi. Per il primo prototipo, comunque, ci sarà da attendere qualche anno.
Il dispositivo, ribattezzato col nome di Virtual Cocoon , sarà costituito da una sorta di casco dotato di sensori posizionati su orecchi, occhi e naso per stimolare udito, vista, olfatto e gusto, più una sorta di guanto utile a simulare l’esperienza tattile. Per descrivere il loro progetto e, soprattutto, per differenziarlo dai numerosi tentativi fatti in passato, il team utilizza l’espressione di Real Virtuality . L’aspetto cruciale di Virtual Cocoon è rappresentato secondo gli studiosi proprio dalla ricostruzione di olfatto e gusto, sino ad ora tagliati fuori da qualsiasi altro approccio ad un qualcosa di analogo.
Per quanto, soprattutto grazie ai videogame e alle varie simulazioni visive, la vista non dovrebbe costituire un vero e proprio problema, secondo gli esperti la parte più difficile da realizzare potrebbe essere proprio quella relativa all’olfatto e al gusto. Nonostante ciò, gli studiosi si dicono ottimisti: “l’olfatto sarà generato elettronicamente grazie ad una nuova tecnica studiata all’Università di Warwick in grado di riportare al naso un predeterminato tipo di odore quando richiesto” spiega David Howard, docente presso l’Università di York. “Gusto e olfatto sono strettamente correlati, perciò intendiamo fornire una sensazione simile all’avere qualcosa in bocca”. In futuro, infatti, il casco potrebbe essere dotato di un apposito dispositivo dedicato al gusto.
Secondo il team di ricercatori, la chiave del successo non starebbe nella precisione con cui ogni singolo senso sarebbe stimolato, ma nella cooperazione generale e nell’esperienza globale: “la quantità di potenza data dal cervello alla vista viene drasticamente ridotta quando entrano in ballo gli altri sensi. Ad esempio, quando si è alla guida e si cerca una particolare indicazione, con tutta probabilità si tenderà ad abbassare il volume dello stereo” spiega Alan Chalmers, professore presso il Digital Lab dell’Università di Warwick. “Ciò accade perché in questo caso la vista necessita di più risorse dal cervello. Quindi, nel caso del dispositivo, una volta che gli stimoli vengono introdotti, la necessità di avere una ricostruzione dettagliata cala in maniera netta”.
Il progetto, finanziato dallo UK Engineering and Physical Sciences Research Council ( EPSRC ) è attualmente in fase embrionale. Come ammesso dai protagonisti stessi, ci vorranno dai tre ai cinque anni per vedere il primo prototipo. Nonostante l’idea finale sia quella di fornire un prodotto relativamente economico, per realizzare l’intero progetto di ricerca è stato stimato un investimento di diversi milioni di sterline.