Roma – Caro Punto Informatico, ogni tanto pubblichi le lettere degli sfortunati consumatori, così ho pensato che questa la devi proprio sapere, perchè è degna di essere resa nota. Ho una linea Telecom ISDN a casa, e quando un mesetto e mezzo fa vengo a sapere della nuova offerta Canone zero di Wind , decido subito di approfittare della liberalizzazione dell’ultimo miglio.
Senonchè l’operatore Wind mi informa del fatto che non posso farlo se ho una linea ISDN, e devo prima chiedere a Telecom la variazione da ISDN a linea tradizionale. Deciso a togliermi di torno il tanto odiato canone, chiamo Telecom Italia e chiedo di trasformare la mia linea ISDN in tradizionale.
L’operatrice dapprima cerca di dissuadermi, come da copione (un’altra
volta avevo pensato di effettuare questa operazione, ma un operatore si era prodigato nell’elencazione dei pochi vantaggi in termini economici che ne avrei tratto, dati gli aumenti del canone della linea tradizionale etc. etc., e così avevo desistito), e poi mi liquida con un “evaderemo la sua richiesta”.
Siccome già in passato in altre abitazioni avevo avuto linee ISDN, e so per certo che in fase di abbonamento basta una telefonata ed è tutto gratis, mentre se vuoi recedere chissà come mai devi inviare fax, raccomandate con ricevute di ritorno e via discorrendo, mi insospettisco e chiedo all’operatrice conferma del fatto che non è necessario inviare alcun tipo di richiesta scritta.
L’operatrice annuisce, e mi liquida ripetendo che la mia segnalazione è stata correttamente registrata, e che ci vorrà un mese.
La cosa comunque non mi convince, ma ipotizzando uno snellimento nella trafila burocratica decido di attendere. Nel frattempo, una ragazza di Como che conosco decide di cessare la sua linea ISDN, un operatore Telecom anche qui le dice che non deve fare nulla, senonchè dopo quasi due mesi si vede recapitare una bolletta con il canone regolarmente addebitato, e richiamando Telecom scopre che nulla è stato cessato, ma che c’è bisogno di una richiesta scritta.
Tutto diventa evidente: se non fosse assurdo, certi operatori sembrerebbero addirittura istruiti in modo da recuperare almeno un bimestre sulla fase di cessazione di linea ISDN, facendo credere al malcapitato utente che non è necessario alcun tipo di richiesta scritta, per poi richiedergliela quando il poveretto richiama il 187 con il portafoglio alleggerito di un altro pagamento.
Così, offeso per essere trattato come una mucca da mungere, richiamo oggi Telecom e un’operatrice che non vuole lasciarmi un suo identificativo nonostante le mie richieste, mi conferma che c’è bisogno di una richiesta scritta, e non solo: che i tempi di attesa sono di almeno due mesi (oltre al fatto che bisogna pagare 50euro per la trasformazione…questo stranamente all’atto dell’abbonamento gratuito non lo dicono mai).
Morale: ho pagato un bimestre in più, rimpinguando le tasche Telecom e ho accumulato ritardo sul mio obiettivo di sfruttare la liberalizzazione dell’ultimo miglio.
Inoltre: come puo’ un consumatore difendersi dalle informazioni ingannevoli che un operatore puo’ dare al telefono, se non gli è nemmeno dato di sapere con chi sta parlando, o per lo meno un numero di matricola? Più che consumatori siamo “consumati”.
Cordiali saluti,
Claudio Messora
Gentile Claudio
sono sempre di più coloro che scrivono perché stanno tentando di cambiare gestore e sfruttare la liberalizzazione dell’ultimo miglio. Tentano, perché pare proprio che spesso non fili tutto liscio come dovrebbe.
Il consiglio dettato dall’esperienza indica che quando si vuole modificare un contratto con un operatore, chiudere un servizio o persino lasciarlo non ci si possa esimere dal ricorrere a telefonate, certo, ma soprattutto a fax e ancora di più a raccomandate a/r.
In bocca al lupo, la Redazione