Osaka (Giappone) – Sembra una donna – ma in realtà è un robot. Si chiama “Q-1” ed è la prima macchina dotata di IA che somiglia realmente ad un essere umano. L’aspetto di questa macchina, realizzata dall’equipe del Prof. Hiroshi Ishiguro, è sorprendente: un ingannevole guscio di silicone ne ricopre i sofisticati organi interni , naturalmente elettronici. Durante la cerimonia di presentazione, avvenuta nel corso dell’Expo 2005 di Aichi, il suo stesso creatore si è meravigliato: “È spaventoso – ha detto – ma abituatevi: i robot assomiglieranno sempre più a persone in carne ed ossa”.
Ishiguro è il direttore del più importante laboratorio dell’Università di Osaka, il Laboratorio di Robotica . Gli studi di questo geniale scienziato, tra i più noti nel mondo accademico nipponico, vertono da anni su un settore dell’automazione chiamato robotica sociale : l’obiettivo del progetto Q-1 segue una serie di esperimenti che porteranno, in futuro, alla realizzazione di un robot a suo dire perfettamente in grado di interagire con l’uomo .
Oltre ad essere incredibilmente antropomorfo, Q-1 è un robot intelligente che riesce a comunicare , seppur in maniera primitiva, utilizzando il linguaggio corporeo : una gran numero di sensori gli permette di simulare reazioni del tutto umane. Un esempio? Ecco un eloquente filmato : Q-1 si attiva semplicemente sfiorandone la morbida pelle.
Il Prof. Ishiguro è convinto che le innovazioni introdotte da Q-1 porteranno grandi progressi nella robotica, indicando la strada da percorrere per arrivare a repliche perfette , fatte a nostra immagine e somiglianza: “Un androide necessita di avere reazioni umane, per poter comunicare con gli umani”. Oltre ad avere dei sensi , questo androide riesce a muoversi con naturalezza .
Il team di Osaka è sicuro che nell’immediato futuro ci attendano novità ben più incredibili di Q-1: i replicanti prodotti da questo promettente laboratorio di ricerca saranno sempre più simili a noi. Finora, tra quelli costruiti ad Osaka c’è anche la “bambina” R1 (vedi foto): ma c’è da tenere gli occhi aperti, perché l’alta tecnologia giapponese non sembra destinata a fermarsi qui.
Tommaso Lombardi