Web – Arriva la buona notizia e Monsieur Michel Bon tira un sospiro di sollievo: il governo francese ha resistito alla tentazione, di derivazione d’oltre Manica, di assegnare le licenze per i telefonini di III generazione mediante il meccanismo dell’asta, come invece si intende fare nel nostro paese.
Michel Bon è il presidente di France Telécom ed ha ragione di essere sollevato, perchè la decisione dell’esecutivo Jospin ha veramente dell’originale e sembra destinata a dimostrarsi fondamentale per il successo di questo settore del mercato delle telecomunicazioni.
Le licenze non saranno certamente gratuite, anzi arriveranno a costare circa 10.000 miliardi. L’ammontare non è destinato a lievitare, almeno non per il tramite del meccanismo della corsa all’ultimo rilancio. Nella peggiore delle ipotesi, il governo potrebbe decidere di alzare il prezzo, anche per assecondare le esigenze del Ministero delle Finanze.
L’aspetto più interessante è costituito dal fatto che sarebbe previsto un adempimento diluito nel tempo: circa metà del totale sarebbe versato alla data del rilascio delle concessioni governative, mentre la parte rimanente verrebbe corrisposta dalle compagnie concessionarie sotto forma di pagamento annuale di un canone, proporzionato ai ricavi conseguiti.
Non si tratta certamente di spiccioli, ma la linea francese dimostra una sensibilità più acuta per le necessità delle parti in causa (non ultimi i consumatori finali dei servizi UMTS!).
Questo approccio permetterà di attirare investitori stranieri, permettendo comunque a quelli nazionali di non dissanguarsi eccessivamente, e di predisporre un opportuno trampolino di lancio per la telefonia mobile del futuro.
Tutto questo avviene in Francia, mentre noi viviamo e soprattutto comunichiamo in Italia, paese in cui il Governo non dimostra altrettanta sensibilità. Basti pensare che da noi si pongono anche delicate questioni di opportunità, considerando che i pretendenti non sono tutti sullo stesso piano, perché alcuni hanno già acquisito posizioni dominanti nel settore e quindi si dovrebbero predisporre delle condizioni differenziate per ingresso nel mercato.
Vero è che il nostro paese è da tempo preso dall’esigenza, peraltro vitale, di ripianare un debito pubblico smisurato. Ma cosa saranno i 30.000 miliardi che il Governo Amato punta a incamerare dalla licitazione privata, nel mare sterminato di quasi 2.000.000 di miliardi che pesano sulle spalle dei cittadini italiani? Una boccata d’ossigeno, un’iniezione di fiducia (o di speranza; questo dipende dai punti di vista. La mente ritorna al classico esempio del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto!).
La Repubblica Francese ha meno problemi di noi dal punto di vista finanziario, ma comunque progetta di utilizzare l’anticipo sulle licenze UMTS (circa 18-20.000 miliardi) proprio a fini di abbattimento del debito pubblico, adottando una soluzione che si concilia maggiormente con le esigenze degli operatori UMTS e di chi dovrà usare un giorno i fantomatici telefonini.
A questo punto, perché non anche l’Italia?!