Al netto del fatto che gli spostamenti sono necessariamente minimalizzati, resta il fatto che in qualsiasi occasione di incontro sia importante (e obbligatorio) indossare una mascherina. Iniziava tutto un anno fa, quando le scuole venivano chiuse e si comprendeva poco a poco che si stava cadere in qualcosa di completamente eccezionale. L’ansia di allora era quella di poter trovare mascherine a sufficienza: arrivavano in molti casi dall’oriente, si iniziava a produrne di artigianali anche in Italia, si discuteva su quale potesse essere il “prezzo giusto” per una distribuzione a costo edulcorato. Oggi tutto è cambiato ed è possibile persino ragionare sui colori e sulle offerte: un pacchetto di 50 mascherine nere oggi vien via per 11,47 euro, ossia 22 centesimi cadauna, con spedizione immediata e ampia disponibilità.
Tutto è cambiato, insomma, e nel giro di un solo anno il mercato ha saputo adattarsi rapidamente. Quante e quanto gravi siano state le distorsioni nel frattempo è noto a tutti: soltanto ieri l’AGCM ha annunciato ulteriori pressioni su U-Mask per rettificare una situazione che si stava rilevando nebulosa oltre che pericolosa. Ma quale è stata la direzione vincente? Qual è stato il trend che è andato ad imporsi su un mercato di massa tanto importante quanto esploso improvvisamente?
Un anno di mascherine: less is more, di nuovo
Tutto ciò durerà ancora alcuni mesi: secondo i più ottimisti fino all’autunno, secondo Biden fino a Natale, secondo altri almeno fino alla prossima primavera. Saranno i vaccini a rendere finalmente inutili le mascherine, ma nel frattempo ogni approvvigionamento personale resta fondamentale al netto di qualsivoglia attenzione personale, cautela sociale o lockdown imposto.
In questa rapidissima evoluzione ci sono stati molti tentativi di evolvere lo strumento dal punto di vista tecnologico: se ne son viste di più supporti, con più filtri, con valvole speciali o con vere e proprie strumentazioni smart a bordo. Son durate pochi mesi, giusto il tempo di far capolino tra le cronache di un’Italia spaventata, ma hanno presto dovuto lasciare il passo a quello che invece proponeva un mercato basato sul “less is more”. Le mascherine chirurgiche da 50 centesimi son diventate mascherine da 16 centesimi, la produzione si è letteralmente moltiplicata e la tecnologia non ha avuto spazi per imporsi. Non solo: l’andamento ondivago della pandemia (che in estate ha illuso molti circa la propria portata) non ha incoraggiato investimenti di più lungo periodo e ciò ha frenato del tutto nuove soluzioni: chi ha più timori si affida alle FPP2, ma non si va oltre poiché più scomodo, meno utile e più oneroso.
Non ha vinto la qualità, né la cautela, né la massima protezione: ha vinto il pragmatismo del low cost. Laddove tecnologia e ricerca cercavano sbocchi di mercato, la strada era sbarrata da costi in picchiata e fantasiose soluzioni di personalizzazione. Tutto ciò rappresenta una interessante lezione per qualunque startup che voglia portare sul mercato prodotti nuovi per risposte immediate ad improvvisi bisogni: il tempismo è fondamentale, ma anche il contesto in cui si va ad agire deve concedere il tempo di farsi conoscere, farsi capire e farsi apprezzare.