Una tassa sul download imposta ai distributori di musica del paese degli aceri: è una sortita della Society of Composers, Authors and Music Publishers of Canada ( SOCAN ), il corrispettivo locale della SIAE, che ha già ricevuto un primo via libera dalla Copyright Board. L’idea? Compensare artisti ed etichette per le perdite dovute alla pirateria .
Segnala l’introduzione del balzello Zeropaid : i distributori di musica online dovranno versare alla SOCAN il 3,4% del prezzo del file proposto all’utente finale, con un minimo di 1,2 centesimi di euro per i file scaricati in blocco, e di 1,6 centesimi per i file scaricati singolarmente. Non è tutto: la tassa sugli abbonamenti ai servizi di download si calcolerà nel 6,3% del prezzo corrisposto per il servizio, mentre lo streaming di musica sarà tassato del 7,6%. A gravare sui distributori di musica, inoltre, non c’è solo la prospettiva di dover corrispondere una quota per ogni affare concluso con il downloader: la gabella è retroattiva , la SOCAN chiederà di pagare per tutta la musica venduta online dal 1996 ad oggi.
E se non mancano i dubbi riguardo alle modalità di applicazione della tassa (coinvolgerà anche i distributori esteri che vendono in Canada?), la sfiduciata perplessità di netizen e rappresentanti dell’industria occupa decisamente più spazio in rete. Era prevedibile che Apple avanzasse dei dubbi riguardo alla tassazione: ha di che perdere nell’immediato. Meno prevedibile la reazione della Canadian Recording Industry Assocition ( CRIA ), la FIMI del paese degli aceri: in apparente contraddizione rispetto agli interessi di coloro che rappresenta, ha tentato di convincere la Copyright Board a ridurre l’incidenza del balzello per i distributori, un balzello ingiustamente punitivo e male indirizzato .
La Board sembra infatti abbattere la sua scure sulla vittima sbagliata, dimostrando una confusione ancora maggiore di quella fatta vedere in occasione del recente provvedimento sull’equo compenso. Il più recente balzello che grava sulle spalle dei distributori di musica online minacciata dalla pirateria colpisce allo stesso modo le case discografiche rappresentate da SOCAN.
Inoltre, imporre una tassa a coloro che dovrebbero rappresentare un’ alternativa legale e di valore alla pirateria non fa altro che rallentare lo sviluppo di un’industria che solo di recente ha iniziato a prendere quota, un’industria gravata di costi notevoli, stima globeandmail.com , che le consentono di raggranellare solo il dieci per cento di ciò che l’utente paga per l’acquisto di un brano. La fetta più consistente finisce invece nelle tasche delle case discografiche, comprese quelle rappresentate da SOCAN, che avrebbe solo da perdere qualora la distribuzione di musica online dovesse frenare nel suo sviluppo.
Altro aspetto della questione: ostacolare i distributori di musica online significa per le etichette rinunciare alla distribuzione di contenuti lucchettati e controllabili , e addirittura incoraggiare la pirateria . Non tutti i distributori di musica che operano in Canada sono infatti lungimiranti come Puretracks che, prevedendo l’abbattersi della gabella, ha stanziato dei fondi per assolvere ai suoi doveri nei confronti della SOCAN senza dover sovraccaricare il consumatore di costi aggiuntivi. Si prevede che altri distributori, approfittando della trattenuta sulle vendite, colgano l’occasione per aumentare il prezzo dei servizi offerti all’utente, caricando sul consumatore l’onere dell’imposta e tentando di racimolare qualche centesimo in più. Ma con prezzi ridimensionati i consumatori saranno ugualmente disposti a scegliere l’alternativa legale alla pirateria?
Gaia Bottà