Una volta Eric Nicholson, un’altra Vernon Eugene Lyons, ma dietro il nome lo stesso volto: quello di George Helms. È quanto scoperto dal programma di riconoscimento facciale adottato dalla motorizzazione dell’Indiana che ha smascherato la contraffazione.
L’uomo aveva già assunto 10 nomi differenti con diversi documenti solo nell’Indiana. In tutta la sua carriera sembra aveva racimolato, secondo quanto risulta dalle indagine, ben 26 documenti di identità .
Anche stavolta aveva tutti i documenti in regola e si è presentato il 14 agosto alla motorizzazione di Hobart, Indiana, facendo richiesta di una nuova patente. Ma al momento della foto avrebbe dovuto farsi insospettire dal divieto di indossare occhiali, cappelli e sciarpe, ma soprattutto da quello di sorridere.
La motorizzazione dell’Indiana, infatti, dalla fine del 2008 si è dotata di un sistema di riconoscimento facciale , proprio per evitare i furti di identità e non perdere la faccia davanti ai propri automobilisti. Quando il sistema biometrico di comparazione facciale non c’era, d’altronde, gli impiegati dell’ufficio si adoperavano personalmente in un primo controllo di identificazione, andando a recuperare la foto sulla patente precedentemente rilasciata.
Ora, invece, il programma lavora nottetempo su tutti i volti che ha in archivio e prepara, in caso di incongruenze o somiglianze sospette, un rapporto. Così la mattina dopo gli investigatori hanno potuto verificare le possibili somiglianze fra i vari documenti ottenuti da Helms. Non hanno avuto dubbi e hanno subito distribuito le locandine “Wanted” in tutti i 140 uffici della motorizzazione. Gli impiegati hanno quindi identificato e fatto arrestare il sospetto.
Nell’Indiana aveva già ottenuto quattro documenti di identità tra il luglio 2000 e l’ottobre 2001, poi altri sei tra l’ottobre 2008 e il febbraio 2009. L’indagine è quindi arrivata nell’Illinois, dove il sospettato avrebbe, secondo le autorità, almeno altri 15 documenti.
Helm ora è in galera con l’accusa di contraffazione e sospetto furto d’identità .
Claudio Tamburrino