Web – Parte di quella sofisticata tecnologia anti-pirateria di Microsoft conosciuta come digital rights management (DRM), e su cui si appoggia il ben noto formato sicuro Windows Media Audio, è stata bucata da un programmino di pochi kappa, chiamato FreeMe, scritto da un esperto di crittografia il cui pseudonimo è Beale Screamer.
Il crack, utilizzabile da una finestra DOS, è in grado di rimuovere la protezione dai file audio WMA e consentirne la copia senza più limiti di nessun genere.
FreeMe riesce ad aggirare l’ultima versione (la 2.0) del DRM ma, per funzionare, richiede che l’utente disponga di una licenza valida per la riproduzione dei file audio: questo significa che il software non può essere utilizzato per cracckare file scaricati da Internet su cui non si abbia nessun permesso per l’ascolto.
Microsoft ha ammesso che si aspettava che prima o poi qualcuno riuscisse a penetrare la protezione DRM, tuttavia il danno, a parere del colosso di Redmond, è minimo e basterà una piccola modifica al proprio software per chiudere la falla.
“Abbiamo sempre ammesso che nessuna tecnologia DRM possa essere sicura al 100 percento”, ha dichiarato Jonathan Usher, Group Product Manager di Microsoft. “Come abbiamo spiegato in passato, la grande forza del nostro sistema è data dal fatto che è stato progettato per rinnovarsi e arginare gli hack mano a mano che questi vengono alla luce”.
Lo stesso Screamer, in una nota al suo programma, avverte gli utenti che il sistema DRM è in grado di essere disattivato o aggiornato da Microsoft in modo invisibile all’utente attraverso Internet.
“Sapete bene che Microsoft apporterà alcune modifiche che renderanno il mio software inutilizzabile”, ha scritto Screamer. “Ma voi avete il codice sorgente: utilizzatelo come punto di partenza per la modifica del mio programma”.
Nonostante Microsoft abbia minimizzato l’impatto di questo crack, è innegabile come la tecnologia DRM abbia un’importanza capitale per l’adozione del formato WMA da parte dell’industria: non a caso, secondo diverse fonti, Microsoft sembra aver avuto il suo bel da fare nel tranquillizzare i propri partner sulla scarsa pericolosità di FreeMe.
Screamer non sembra il solito ragazzino che scrive crack per il solo gusto della sfida: questo anonimo programmatore, che si dichiara esperto di crittografia, sostiene di aver scritto questo crack come atto di protesta contro il Digital Millennium Copyright Act (DMCA), una legge che ha consentito ai produttori di scatenare una vera e propria crociata antipirateria, spesso attuata in modo violento ed esagerato.
Screamer non si è limitato a far circolare il suo programma su Internet, ma lo ha utilizzato come vettore per diffondere, insieme ad esso, alcuni testi che accusano l’attuale normativa americana sul copyright e le politiche sempre più repressive e capestri adottate dalle major.
“Il copyright – scrive Screamer in un documento allegato al suo programma – è sempre stato inteso come un equilibrato rapporto fra i diritti di autori ed editori ed i diritti dei consumatori. Gli avanzamenti tecnologici hanno ora sbilanciato questo antico equilibrio in favore dei primi, che ora hanno i mezzi tecnici per fare ciò che difficilmente potrebbero giustificare legalmente o moralmente”. Screamer ha aggiunto che l’introduzione del DMCA non ha fatto che peggiorare le cose consegnando nelle mani dei publisher un potere ancora più grande.
Screamer lamenta in particolare ciò che lui chiama l'”erosione dei diritti del consumatore” da parte dell’industria, un’erosione che sta togliendo agli utenti la possibilità di usare ciò che hanno acquistato nel modo che più gli aggrada, senza “stupide limitazioni” come quelle che oggi cominciano ad interessare il campo della distribuzione di musica.
L’autore di FreeMe sostiene che le tecnologie di DRM dovrebbero essere utilizzate dalle case discografiche per offrire al consumatore più possibilità di scelta e più flessibilità, mentre oggi vengono utilizzate esclusivamente per limitare i diritti di chi acquista musica.
Screamer accusa in particolare la tecnologia DRM di Microsoft di non fornire alcuna possibilità, per l’utente medio, di conoscere con precisione e chiarezza le restrizioni che una licenza impone, con la conseguenza che la stragrande maggioranza degli utenti non saprà mai quale tipo di licenza abbia acquistato.
“Se un editore decidesse, per una qualsiasi ragione, di nascondere nella propria licenza una data di scadenza di 5 anni, il consumatore medio non avrebbe modo di saperlo e, dopo 5 anni, vedrebbe scadere la propria licenza senza poter far nulla per impedire che ciò avvenga”.
Screamer ha poi ricordato come il DMCA sia stato utilizzato in modo biasimevole in diverse occasioni, fra cui il caso DeCSS ed il caso Dmitri Sklyarov . L’autore di FreeMe giudica questi eventi come “persecuzioni” in piena regola e sostiene che finché questo atteggiamento da parte dei governanti e dell’industria perdurerà, si aspetta di vedere molti degli attuali e futuri schemi di DRM cracckati come segno di protesta. Le lobby sono avvertite.