Un cracker americano a Parigi?

Un cracker americano a Parigi?

Il ciclista Floyd Landis, due anni dopo la squalifica per doping, è stato accusato di essersi introdotto nel sistema del laboratorio d'analisi per sottrarre dati utili a riaprire il suo caso
Il ciclista Floyd Landis, due anni dopo la squalifica per doping, è stato accusato di essersi introdotto nel sistema del laboratorio d'analisi per sottrarre dati utili a riaprire il suo caso

Le autorità francesi hanno diramato un mandato di arresto nei confronti del ciclista statunitense Floyd Landis, accusato di essersi introdotto illegalmente nei computer dei laboratori antidoping.

Landis, 34 anni, aveva vinto il Tour de France nel 2006 solo per vedersi togliere il titolo a causa di un risultato positivo al test antidoping per un livello abnorme di testosterone. Anche in seguito all’appello dell’atleta l’Arbitrato Sportivo aveva rigettato le motivazioni secondo cui il valore fosse dovuto ad errori procedurali nel corso delle analisi di laboratorio. Dopo la condanna per doping il ciclista, che si è sempre dichiarato innocente, viene ora accusato di aver commesso reati informatici: si sarebbe introdotto nel sistema di computer dei laboratori Chatenay-Malabry, responsabili delle analisi per conto del giudice sportivo.

Proprio i documenti che l’atleta aveva presentato per il ricorso, e che non erano stati ritenuti sufficienti per riaprire il caso davanti all’Arbitrato sportivo, sarebbero stati considerati prove sufficienti per un’accusa di intrusione via computer. Sono stati ricollegati all’apparecchio dell’allenatore del ciclista d’allora, Arnie Baker.

“Il giudice – spiega Pierre Bordry, direttore dell’agenzia antidoping francese – ha rintracciato una rete di cracker che risale fino al capofila”. Individuato proprio nella persona di Landis. Su cui, afferma Bordry, “grava un mandato internazionale di arresto dal momento che è stato convocato dal giudice e non si è presentato”.

Il ciclista, che dichiara di non aver ricevuto notifica della nuova accusa, ha risposto con veemenza: “Sembra un nuovo caso di prove contraffate da un laboratorio francese ancora infuriato per il fatto che un cittadino statunitense ritenga di aver il diritto di difendersi e di far valere le proprie ragioni davanti ai suoi accusatori”. Landis non rinuncia a mettere in ridicolo quelli che vede come persecutori: “Sembra una grande ammissione dell’uso di infimi standard informatici da parte dell’auto-proclamato miglior laboratorio della nazione “, ha infatti sottolineato.

Il mandato di arresto, ha precisato poi un portavoce della corte, riguarda solo il territorio francese, quindi non vedrà seguire una richiesta di estradizione. Ciò tuttavia basterà ad impedire al ciclista statunitense di tornare a partecipare al Tour de France, ora che i due anni di squalifica per doping sono conclusi.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
16 feb 2010
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