Vien da pensare ad un diluvio open source, davanti al quale nessuno vuole aprire l’ombrello. Gartner Group ci racconta che l’85 per cento delle aziende IT del mondo impiegano software open source (OSS), i governi investono in soluzioni aperte, OpenOffice sfonda in Italia. Ma andiamo per gradi.
Nei giorni scorsi, The Register ha ripreso i risultati di una recente ricerca di Gartner Group sull’impiego dell’OSS nelle aziende IT. La survey, condotta tra il Maggio ed il Giugno del 2008, ha riguardato complessivamente 274 aziende del comparto, equamente suddivise per dimensioni (piccole, medie, grandi) e aree geografiche (USA, Unione Europea, area Asia-Pacifico). I risultati sono oggettivamente impressionanti: l’85 per cento degli intervistati stanno impiegando delle soluzioni open all’interno del proprio sistema aziendale, ed il restante 15 per cento del campione dichiara di avere a sua volta allo studio l’adozione di codice aperto.
Non risulta invece chiaro dal report a quale livello (infrastrutturale, middleware, applicativo) l’OSS sia effettivamente impiegato, né quanto estensiva sia la sua applicazione rispetto al sistema informativo complessivamente inteso. Nella maggior parte dei casi, le stringhe di codice aperto vengono sovrapposte – o incorporate – all’interno di architetture proprietarie, vecchie magari di anni. Per questo, sarebbe estremamente importante conoscere le funzioni interne, e le quote relative, con le quali il codice aperto e quello proprietario si incontrano.
Stando ai pochi dati rilasciati in questo senso da Gartner, comunque, le aree più gettonate per l’OSS sarebbero mail, web, file e, a livello applicativo, i tool di servizio all’utenza , di integrazione aziendale e i programmi di amministrazione e controllo. Allo stesso tempo, Gartner segnala la presenza di persistenti rischi legali. Sono poche infatti le aziende che, in parallelo all’adozione delle soluzioni aperte, si stanno attrezzando per valutare e governare i rischi di violazione dei diritti di proprietà intellettuale e le compatibilità interne tra le varie porzioni di codice.
Secondo The Register , a spingere le organizzazioni private verso l’open source sono soprattutto i vincoli economici, sempre più stringenti in tempi di crisi. Ed anche alle motivazioni economiche deve aver pensato il Governo norvegese quando, pochi giorni fa, ha deciso di lanciare un progetto per l’impiego massivo di OpenOffice.org all’interno della pubblica amministrazione. Il piano, finanziato con 2 milioni di corone (pari a circa 230mila Euro) ha come obiettivo quello di rendere OO.org lo standard per la redazione documentale, la gestione degli archivi, la contabilità in tutti gli uffici pubblici norvegesi. Secondo la ministra per la PA e le Riforme, Heidi Grande Roeys, il progetto consente di aumentare la concorrenza nel settore dei software per ufficio, e di accrescere la compatibilità tra lo stesso Open Office ed i vari applicativi specializzati.
Ed anche in Italia OpenOffice.org trova crescente popolarità. Secondo i dati rilasciati da Associazione Plio , nei primi 30 giorni dal suo rilascio la nuova versione italiana di OpenOffice.org è stata scaricata 760.000 volte (mentre sono complessivamente 11 milioni i download nel mondo). Se gli attuali ritmi continuassero, nel 2008 OpenOffice verrebbe ad essere scaricata da oltre 5 milioni di utenti nel nostro paese.
Giovanni Arata