Roma – Sono poco più di un miliardo i personal computer che dalla metà degli anni ’70 sono stati venduti e distribuiti nel mondo. Il dato arriva da uno studio di Gartner Dataquest che suscita grande attenzione e, com’è inevitabile, curiosità.
Secondo i numeri raccolti dalla società di ricerca, il 75 per cento dei computer è stato fino a questo momento dedicato alla produzione, con il suo inserimento in luoghi di lavoro, uffici, fabbriche e via dicendo. Il rimanente, invece, è entrato nelle case.
Si parla, naturalmente, delle case e delle industrie dei paesi ricchi, quei paesi che negli ultimi decenni hanno potuto sfruttare l’accelerazione data dalle risorse informatiche cavalcando la rivoluzione informatica prima e quella internet poi. Non sono compresi nel computo, invece, la maggioranza dei paesi nel mondo, quelli dove il computer è assai poco diffuso, dove il telefono è spesso una chimera e dove i problemi non sono quelli della produttività ma quelli della sopravvivenza. In questo senso i dati presentati dal Gartner celebrano la rivoluzione dell’informatica nel mondo ricco e sottolineano il digital divide tra i paesi del mondo, che testimonia distanze nei livelli di sviluppo che vanno anche ben al di là dell’accesso alle nuove tecnologie.
Non stupisce, dunque, se il 38,3 per cento dei computer è finito negli Stati Uniti, il 25 per cento in Europa e l’11,7 per cento nella regione Asia-Pacifico.
Dal Gartner si apprende anche che l’81,5 per cento dei computer venduti sono desktop, divenuti quindi simbolo della tecnologia capace non solo di conquistare l’ufficio ma, appunto, anche i soggiorni e le camerette delle case. Il 16,4 per cento dei computer venduti è invece formato da portatili e il 2,1 per cento da server.
Se ad aprile 2002 gli esperti posizionano il superamento di quota “un miliardo”, per giungere al prossimo miliardo di computer venduti ci vorrà molto meno tempo. E questo non solo per l’enorme penetrazione di questi sistemi nei paesi ricchi ma anche perché, seppure in modo tutt’altro che uniforme, una parte consistente dei paesi in via di sviluppo oggi punta molte delle proprie chance proprio sulle nuove tecnologie, viste come “chiave di volta” per accelerare i propri progressi e recuperare decenni di sottosviluppo. Una tendenza dimostrata dal fatto che l’area Asia-Pacifico oggi sia quella più promettente per i produttori di computer.
Il superamento del prossimo miliardo, dunque, gli esperti lo posizionano tra il 2007 e il 2008 ed un ruolo in questo lo avrà il costo progressivamente minore delle tecnologie informatiche. “L’espansione del mercato – scrive Gartner – chiederà computer più piccoli e più economici di quelli odierni, e capaci di offrire performance e funzionalità migliori”.
Rimangono aperti naturalmente tutti i problemi legati allo smaltimento dei computer e più in generale dell’hardware che compone il nuovo mondo digitale. Questioni che però Gartner Dataquest, nelle sue valutazioni, ha preferito ignorare nonostante l’enorme impatto che questo ha proprio in quei paesi in via di sviluppo, come la Cina, da dove i produttori si aspettano di più in termini di vendite.