Roma – C’è qualcosa in un personal computer rubato che vale più dei componenti e dei software. Sono i suoi dati, tanto più importanti e preziosi quanto più riservati. Ed è questa la lezione che sta duramente imparando uno dei maggiori gruppi americani del credito, Wells Fargo & Co . La società ha appena messo una taglia da 100mila dollari per chiunque fornisca informazioni utili ad individuare un ladro di computer.
Uno sconosciuto manolesta ha infatti sottratto da una filiale dell’azienda numerosi personal computer, uno dei quali veniva utilizzato dai consulenti dell’istituto, una macchina che secondo Wells Fargo conteneva importanti dati personali. C’erano nomi, indirizzi, numeri di conto bancario e numeri di social security dei clienti che si erano recati presso la filiale di Concord, in California, per aprire un mutuo o ottenere un prestito.
Ma perché Wells Fargo ha parlato ? Perché ha reso noto il furto? È infatti cosa risaputa, e dichiarata anche in Italia dalle stesse forze dell’ordine, che le banche tendono a non raccontare eventi come questo, dove emergono deficienze e problemi nei sistemi di sicurezza.
Lo ha fatto, dicono ora gli osservatori, in ossequio alla nuova legge californiana che impone alle imprese di questo tipo di avvertire sempre i propri clienti quando si ritiene che informazioni che li riguardano siano state rubate. La banca, peraltro, non conosce con certezza il numero e l’identità dei clienti i cui dati si trovavano in quel computer. Solo una “piccola percentuale” sarebbe interessata dal problema.
“Non ci sono indicazioni – dicono ora gli uomini dell’azienda – che qualcuno stia abusando di quelle informazioni. Siamo davvero molto molto spiacenti di quanto accaduto e stiamo facendo tutto quello che possiamo per proteggere i nostri clienti”.