Bavaglini per bambini, magliette, vestitini per cani, persino lingerie. Tutti hanno impresso il logo ” Free Jammie, Free Everyone “, tutti serviranno a raccogliere fondi per sostenere la trentenne americana che ha deciso di combattere fino in fondo le accuse dell’industria della musica.
Protagonista del primo procedimento giudiziario per file sharing illegale che RIAA non sia riuscita a sopire con dei compromessi, Jammie Thomas non si è lasciata scoraggiare. Si è prima dichiarata innocente per non aver commesso il fatto, ha annunciato poi di voler ricorrere in appello per dimostrare all’industria di non essere la temibile pirata distributrice di 24 file per la quale il querelante la vuole spacciare. Il suo avvocato ha reso noto di voler battere sul tasto della proporzionalità della sanzione comminata: per rifondere RIAA sarebbero sufficienti 150 euro, lo 0,06 per cento della multa comminata .
Ricorrere in appello, ha spiegato l’avvocato della donna, rischia di comportare spese per 40mila dollari: in ogni caso, Jammie avrà bisogno di supporto economico. Per sostenerla nella sua battaglia si può scegliere di offrire un contributo, donando attraverso il sito FreeJammie.com , o di accaparrarsi del merchandising esclusivo, disponibile sulla vetrina dedicata di Cafepress.
Gaia Bottà