Dietro alle palpebre mobili nasconde due telecamere, che monitorano il comportamento dell’interlocutore; i movimenti del collo sono accompagnati da ronzii meccanici; la pelle del viso in silicone si deforma in sorrisi ed assume espressioni vivaci di sorpresa, di curiosità. KASPAR (acronimo di Kinesics and Synchronisation in Personal Assistant Robotics ), segnala Wired , è un bambino robot sviluppato nell’ambito del progetto europeo Interactive Robotic Social Mediators as Companions ( IROMEC ): promette di incoraggiare le interazioni sociali nei soggetti autistici, isolati da una scarsa consapevolezza della propria persona e dei propri sentimenti. Una realtà che si riflette negli atteggiamenti assunti con altri, dei quali il bambino autistico fatica a comprendere l’espressività multimodale, ricca di informazioni complesse da decodificare.
Al pari di ” protesi software ” per facilitare la comunicazione, al pari del sensore emotivo sviluppato dal MIT, KASPAR si comporta come un compagno di allenamento sensoriale e comunicativo . Il robot formato bambino, che incuriosisce ed affascina proprio perché si propone dichiaratamente come macchina , tenta di schiudere alla socialità e alla cooperazione il gioco solitario e stereotipato dei bambini autistici, trasmettendo loro informazioni attraverso una gestualità accentuata e semplificata, più comprensibile rispetto a quella dei compagni di gioco umani.
Il bimborobot dell’IROMEC, in cui si sono investiti oltre tre milioni di euro, è strettamente imparentato con i suoi predecessori dell’ Autonomous mobile Robot as a Remedial tool for Autistic children ( AuRoRA ): erano macchine semplici o con poche possibilità di movimento, accettate dai bambini, e capaci di incoraggiare l’imitazione e l’interazione basata su ruoli in un contesto ludico. Per questo motivo si è pensato di sviluppare una macchina più complessa, per stimolare lo sviluppo psico-affettivo del bambino attraverso la possibilità di interagire in maniera più varia e completa, ha spiegato il dottor Ben Robins , membro del team Adapive Systems Research Group presso l’Università dell’Hertfordshire.
I bambini, illustra un video BBC , vengono invitati a ripetere i movimenti del robot, un semplice gioco mimetico che li alleni a concentrare l’attenzione su qualcosa di esterno a loro, il primo passo per cominciare ad abbattere il muro che impedisce al bambino di relazionarsi con gli altri. Questo processo, però, è tutt’altro che lineare: le persone affette da autismo, spiega uno psichiatra intervistato da Wired , si dimostrano rigide nella generalizzazione e nell’applicare a situazioni reali quanto apprendono.
I ricercatori inoltre, riporta Computerworld , spingono i bambini a guidare l’espressività del robot con una sorta di telecomando, per fargli assumere gli atteggiamenti più disparati, riprodotti poi dal ricercatore che li affianca. KASPAR agisce in questo caso da mediatore per il contatto umano , rappresenta un’occasione per stabilire delle relazioni con persone reali.
Affidabilità e prevedibilità: sono questi i due pilastri su cui costruire una relazione con un bambino autistico, trasmettendogli tranquillità, senza confonderlo con stimoli confusionari e complessi da gestire ed interpretare. KASPAR consente di proporsi al bambino con un approccio morbido e graduale, che lo stimoli ad imparare l’alfabeto dell’espressività e a costruire una relazione con il mondo che lo circonda.
Gaia Bottà