Oltre due milioni di volumi, oltre 737 milioni di pagine, 1713 tonnellate di carta tramutate in 78 terabyte di dati: si tratta dalla biblioteca digitale in fieri che un consorzio di 12 università statunitensi, e le biblioteche di 13 atenei, stanno edificando online.
HathiTrust è un progetto per riunire gli archivi delle sconfinate biblioteche delle università statunitensi e farle sfociare in un unico punto di riferimento online. La biblioteca di Berkeley , quella della Penn State , i volumi dell’ Università di Chicago , quelli dell’ Università del Michigan e molti molti altri convergeranno nell’HathiTrust: sarà una biblioteca elefantiaca, a suggerirlo è il nome assegnato al progetto, Hathi, il corrispettivo hindi per elefante, animale dalla solida memoria.
L’ obiettivo del progetto è quello di ampliare infinitamente le prospettive dei ricercatori : sarà un gesto immediato accedere al delicato volume che risiede fisicamente nella biblioteca a migliaia di chilometri di distanza, smaterializzato in bit che scorrono online. Se gli atenei statunitensi hanno già alle spalle la migrazione verso la digitalizzazione, Hathi rappresenta la prima interfaccia comune per condividere la cultura, per lasciarla scorrere fra gli studenti e stimolare il loro interesse e incoraggiarli alla rielaborazione della cultura.
La digitalizzazione dei testi sta procedendo a favore del pubblico universitario o in parallelo alla collaborazione con iniziative come Google Book Search o come l’ Open Content Alliance supportata da Internet Archive, Yahoo e Microsoft. Se il lavoro sporco della digitalizzazione è già ben avviato, HathiTrust sta meditando sulle strategie per uniformare i formati e armonizzare le soluzioni scelte dai singoli atenei per proporre al pubblico le proprie biblioteche.
Nonostante HathiTrust si rivolga principalmente a coloro che orbitano intorno agli atenei, ha in comune con le altre iniziative di digitalizzazione di libri il nodo da sciogliere del copyright. Se Google sfida editori e autori promettendo loro visibilità e dobloni e sbattendo in rete contenuti protetti dal diritto d’autore, OCA ha scelto di imboccare un’altra strada e di chiedere l’autorizzazione preventiva dei detentori dei diritti e di digitalizzare e mettere a disposizione i soli contenuti caduti in pubblico dominio, un patrimonio spesso trascurato dagli editori ma non per questo di minor valore. L’elefante di HathiTrust muove sul crinale delle due strategie: tutti i libri digitalizzati verranno riversati in rete a favore del personale accademico , mentre i volumi il cui testo è caduto in pubblico dominio, circa il 16 per cento del totale, verranno resi disponibili anche ai cittadini della rete.
“Google non esisterà per sempre – non teme di azzardare un bibliotecario dell’università del Michigan, rappresentante di HathiTrust – questa iniziativa rappresenta un impegno per la conservazione di questi materiali: facciamo questo lavoro da qualche manciata di secoli e abbiamo intenzione di continuare a farlo”.
Gaia Bottà