Un gruppo di ricercatori della Stanford University sta sviluppando un nuovo tipo di sensore per camera digitale che consentirà di effettuare fotografie in formato “super 3-D”. Difficile definire in altro modo un’immagine che sembra quasi proiettarsi oltre le teoriche tre dimensioni.
Il Professor Abbas El Gamal del Dipartimento di Ingegneria Elettronica sostiene di essere riuscito con il proprio team a mettere a punto un “multi-aperture image sensor”. Un’unità che integra migliaia di pixel da 0,7 micron organizzati in file da 256, ognuna potenzialmente sormontabile da una lente sottile. “È come disporre di un gran numero di camere digitali su un unico chip”, ha sottolineato Keith Fife, studente ricercatore della Stanford University. Ma siamo ancora all’inizio e quindi ben lontani dalla realizzazione di un prototipo vero e proprio con decine di migliaia di micro-lenti.
In dettaglio, il funzionamento sembra piuttosto semplice. L’obbiettivo di una cam digitale tradizionale concentra l’immagine sul sensore integrato che si occupa della cattura . L’obbiettivo di un modello multi-aperture , invece, concentra l’immagine a circa 40 micron dal sensore. Il risultato è che ogni punto della foto è catturato da almeno quattro micro-lenti, producendo di fatto un’unica visione da prospettive diverse. Il risultato quindi è una riproduzione virtuale dettagliata del soggetto, con tanto di informazioni invisibili archiviate nel file correlato. “Volendo, puoi decidere di vedere solo gli oggetti a una certa distanza e istantaneamente questi appaiono. E quindi puoi cancellare il resto”, ha spiegato Fife.
Come riporta lo Stanford News , una camera di questo genere potrebbe essere utilizzata nel riconoscimento facciale, nella realizzazione di stampe 3D, nel 3D modeling etc. Insomma, in qualsiasi settore dove si abbia l’esigenza di mettere ogni oggetto a fuoco e contemporaneamente disporre di misure precise. Già, perché una delle peculiarità è la mancanza di distorsioni: la distanza rilevata, ad esempio, fra il naso, gli occhi e il mento di un soggetto è estremamente precisa.
Un dispositivo fotografico multi-aperture , inoltre, apparentemente potrebbe sembrare normale. Con dimensioni analoghe alle soluzioni già disponibili sul mercato.
L’attuale fase di sviluppo riguarda i dettagli che consentiranno l’integrazione delle micro-ottiche sui chip. Un ultimo passo che permetterà anche di abbassare i costi di produzione, poiché gli obbiettivi non saranno più così importanti come adesso. “Noi crediamo che sia possibile ridurre la complessità delle lenti principali spingendo verso l’alto la complessità dei semiconduttori”, ha concluso Fife.
Dario d’Elia