Atene – La capitale greca ha ospitato in questi giorni l’ Internet Governance Forum che rimarrà negli annali per aver affrontato seriamente una questione centrale come la cosiddetta Carta dei Diritti del Web .
IP Justice , celebre organizzazione per le libertà civili, infatti, è riuscita ad alimentare il dibattito costituzionalista presentando un progetto di “bill of rights” che fondamentalmente vuole riconoscere agli utenti online gli stessi diritti che hanno offline. Si tratta di un punto di partenza, anche perché non è ancora chiaro chi debba – o possa – ratificare una Carta di questo genere, e quali dovrebbero essere i diritti da proteggere.
Per Robin Gross, esponente di IP Justice, bisognerebbe semplicemente considerare il percorso storico contemporaneo. “I diritti che abbiamo guadagnato nel tempo dovrebbero essere trasferiti anche nella dimensione digitale”, ha sottolineato Gross. Ma la questione, forse, è più complicata, dato che l’indirizzo normativo non può prescindere dalle varie culture, e forse neanche dalle opinioni dei vari Governi.
Stefano Rodotà, Presidente del Council of European Data Protection Agencies, però, è convinto che una Carta dei diritti per il Web dovrebbe essere il frutto di un confronto fra gli utenti e non fra i politici . Il tema è caldo, e non mette solo in discussione argomenti prettamente giuridici ma anche la percezione che si ha dell’ uomo digitale .
“Abbiamo bisogno di un progetto globale. I punti di vista sono molti e diversi”, ha sottolineato Gross. Per Rodotà la sfida è ancora più appassionante di quel che sembra perché “Internet deve continuare ad essere uno spazio capace di offrire nuove opportunità alla cittadinanza e alla democrazia. Di fatto è il più grande luogo pubblico nella storia dell’umanità”. “I diritti offline dovrebbero essere rispettati online. Solo una Carta di questo genere potrà essere in grado di rendere i cittadini e le aziende totalmente liberi”, ha aggiunto Rodotà.
La discussione, comunque, è ancora arenata sugli aspetti transnazionali della questione. “Dovremmo lavorare tutti insieme. Non possiamo procedere separati, ognuno attraverso il suo iter legislativo”, ha sottolineato Gross. “Alcuni paesi non rispettano la libertà di espressione e il diritto alla privacy… Come possiamo coinvolgerli? Io direi che bisognerebbe partire dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Contestualizziamone i contenuti in ambito Web e poi vediamo che cosa questi diritti possano voler dire per gli utenti, a prescindere dalle nazionalità”.
Dario d’Elia