104 pagine pesantemente censurate, ma capaci di offrire qualche tassello in più del contesto che avvolge l’attività e la morte del compianto hacker Aaron Swartz , suicidatosi a 26 anni mentre era in attesa di essere processato per essersi intrufolato nel network del MIT e aver condiviso con il mondo materiale accademico già in parte di pubblico dominio.
Ad ottenere i documenti, con una richiesta basata sullo statunitense Freedom Of Information Act , è stato Kevin Poulsen, giornalista di Wired che ha in passato collaborato con Swartz. Un procedimento tortuoso, che si è scontrato con la burocrazia e con le richieste del MIT e dell’archivio JSTOR, entrambi interessati a revisionare i fascicoli prima di consegnarli alla società civile: è per questo motivo che le restanti 14500 pagine, che contengono riferimenti alle due istituzioni, non verranno pubblicate prima di sei mesi.
Dal primo blocco di documenti emergono dettagli sulla perquisizione avvenuta nel febbraio 2011 a casa dell’hacker, un mese dopo il suo arresto. Si apprende inoltre come le autorità statunitensi guardassero con sospetto al Guerilla Open Access Manifesto testo collettivo del 2008 che riassume la filosofia e la finalità dell’operato che l’hacker ha svolto nel corso degli anni . ( G.B. )