Durante l’evento trasmesso via YouTube “Google Campfire One”, i dirigenti di Mountain View hanno svelato l’Apps Marketplace per le applicazioni destinate ai PC e atteso dal mese di febbraio.
L’idea è quella di allargare il concetto su cui si basa Android Marketplace dagli apparecchi mobili ai computer, abbracciando nello specifico le esigenze delle aziende che necessitano programmi di gestione e amministrazione e suite per ufficio. Viene così lanciata la sfida a Office di Microsoft e alle altre soluzioni business, offrendo strumenti Web-based più economici.
Con Google Apps Marketplace sarà offerta una vetrina a tutte quelle applicazioni integrabili con le attuali Google App, con Gmail e con gli altri servizi cloud , destinate a rispondere alle esigenze delle aziende.
Vic Gondotra, dirigente Google, nell’occasione ha raccontato che saranno adottate condizioni d’uso molto semplici. E “semplice” sarà anche la parola d’ordine per quanto riguarda lo sviluppo: innanzitutto Google metterà a disposizione degli sviluppatori il suo Studio tool , e inoltre l’integrazione sarà basata su un manifesto XML relativamente semplice.
Una volta installate, queste applicazioni di terze parti funzionano come applicazioni native di Google. Previa approvazione degli amministratori dei sistemi aziendali, possono interagire con i servizi Calendar, la posta, i documenti e i contatti. Un esempio è la possibilità di vedere i vari programmi integrarsi con GTalk o Gmail, così come al momento avviene con i video automaticamente incastonati nelle email inviate. Ma numerose possibilità sembrano aprirsi anche per la gestione aziendale dei social media e per la compatibilità e lo scambio di dati tra diversi servizi: proprio la connessione con le attuali applicazioni web-based di Google permetterà alle applicazioni di guadagnare valore.
Grazie all’integrazione con OpenID, inoltre, gli utenti di Google Apps potranno accedere alle altre applicazioni mediante una sola autenticazione.
L’avvio del marketplace risulterà probabilmente utile a Google per sfruttare indirettamente le maggiori competenze che alcuni programmatori possono avere in uno specifico settore: per completare l’offerta per le aziende e rispondere a tutte le possibili richieste.
Il modello economico adottato è quello del revenue sharing : ogni sviluppatore deve contribuire con una quota di iscrizione di 100 dollari e riconoscere a Google il 20 per cento dei profitti (il prezzo però può essere scelto autonomamente). Attualmente sono già oltre 50 le aziende che vi partecipano , tra cui Concur, Jobvite, eFax, Intuit e Zoho, finora un concorrente di Google.
Claudio Tamburrino