Che alcuni degli utenti di Facebook non siano particolarmente attenti alla propria sfera privata è un luogo comune che ognuno può verificare o meno dai propri contatti, che i dati raccolti in abbondanza dal social network in blu siano una minaccia intrinseca alla privacy è stato più volte contestato dagli osservatori. Ciò non smette di trovare conferme nella pratica: come già era successo in un paesino statunitense, un candidato ad un posto di lavoro si è visto chiedere la password del proprio account per poter mantenere il proprio lavoro.
Robert Colling ha denunciato l’accaduto con un video su YouTube : a chiedere le credenziali di accesso ai social network cui un candidato è iscritto risulta essere stato il Maryland Department of Corrections , una pratica a quanto pare consueta per tutti i candidati ad un posto di lavoro presso la prigione e per coloro che già vi lavorano e che sono soggetti ad un periodico riesame.
Il caso è stato raccolto dall’ American Civil Liberties Union ACLU . “La richiesta delle informazioni di login Facebook – ha spiegato ACLU – non è solo una grossolano violazione della privacy del candidato e dei suoi amici, ma solleva anche significative questioni legali in base al Federal Stored Communications Act e alla normativa in materia dello stato del Maryland.
L’uomo ha spiegato che per le informazioni caricate su Facebook impiegava le impostazioni di privacy maggiori disponibili, ma che l’ispezione (accomunata al controllo dei precedenti penali effettuato di prassi) ha messo plausibilmente alla mercé dell’occhio indiscreto di un esaminatore tutte le sue email, le sue credenze politiche e religiose e l’orientamento sessuale . In quello che non si fatica a definire una violazione e un abuso di potere.
Claudio Tamburrino