Wikileaks sarà sfuggente. Sarà una rete di intelligenza collettiva aperta e incensurabile, una rete che preserverà il mistero riguardo all’identità degli utenti, e, al tempo stesso, sarà trasparente e fondata sul dibattito globale, consentendo il libero abbaiare dei cani da guardia della democrazia.
Wikileaks sarà uno spazio aperto alle voci controcorrente, garantirà la possibilità di esprimere le proprie opinioni. Ma soprattutto offrirà la possibilità di mostrare al mondo documenti capaci di dissolvere la cortina impenetrabile che circonda i regimi autoritari, o testimonianze che disvelano comportamenti di dubbia eticità messi in atto da governi democratici e corporation. Il tutto garantendo la non tracciabilità e l’ anonimato per i suoi utenti, mediante versioni tagliate su misura di alcune Privacy Enhancing Technologies ( Freenet , The Onion Routing e PGP ), adattamenti frutto della collaborazione di attivisti ed esperti crittografi appartenenti agli ambienti più diversi.
La rete non è ancora completamente operativa, ma sono oltre un milione i documenti ricevuti da Wikileaks provenienti da gruppi di cyberdissidenti e da fonti anonime. È già online un report riguardo alla Somalia, ma si tratta solo di un’anticipazione, probabilmente sollecitata dall’inaspettata visibilità offerta dai media, giunta ancora prima dell’avvio ufficiale.
L’organizzazione non opererà alcun controllo sui documenti postati. L’inesistenza di un “regime editoriale” potrebbe alimentare falsi allarmi o scatenare scontri altamente infiammabili, data la natura delle informazioni che Wikileaks potrebbe ospitare. Ma i fondatori di Wikileaks credono nel valore dell’intelligenza collettiva. Credono in una società civile elettronica in cui il controllo e la revisione si possano esercitare dal basso , fra pari, mediante un dibattito democratico e aperto, che sarà ospitato nei forum.
Questo lido sicuro per la controinformazione sembra particolarmente interessante per i vessati netizen cinesi, i cui afflati democratici sono dimostrati dal numero sempre crescente di blogger. Sono oltre venti milioni quelli censiti dal rapporto 2007 del China Internet Network Information Center , sintetizzato da Xinhua, l’agenzia di stampa governativa. Gli assidui produttori di contenuti sono oltre tre milioni, alcuni dei quali, si legge nel report, sono responsabili di aver diffuso “parole irresponsabili che hanno allarmato il governo”.
La blogosfera cinese rischia dunque di sprofondare in un silenzio artificiale: la società civile elettronica potrebbe essere messa a tacere da un provvedimento già ventilato negli scorsi mesi. L’identità dei blogger sarà schedata , si rivela nel report: i dati personali resteranno al sicuro, assicurano le autorità, ma soltanto finché il blogger non danneggerà il pubblico interesse.
Wikileaks, da marzo, sarà pronta ad accogliere coloro che vorranno scavalcare la grande muraglia digitale.
Gaia Bottà