Da alcune ore sta rimbalzando in rete in modo quasi ossessivo : è l’ intervista che il CEO di Sony BMG, Rolf Schmidt-Holtz, ha concesso al Frankfurter Allgemeine Zeitung . Sull’autorevole quotidiano tedesco il massimo dirigente di una delle maggiori case discografiche mondiali ha sganciato la bomba : “Sì, è vero, stiamo pensando ad una flat per il download musicale”.
Schmidt-Holtz sa benissimo quanto un messaggio del genere sia destinato ad elettrizzare il settore ed attirare l’interesse di moltissimi in rete: una flat per scaricare musica da un vasto catalogo è da sempre percepita come l’unica vera alternativa che le major potrebbero mettere in campo per contrastare, almeno in parte, l’enorme popolarità delle reti di file sharing, vera mecca degli appassionati musicali di mezzo mondo. E ci va giù pesante, il dirigente di Sony BMG, con poche frasi sembra persino voler ridisegnare molto dell’approccio fin qui tenuto dalle grandi etichette del settore: gli utenti avranno “accesso illimitato” alla musica e i brani “saranno compatibili con tutti i player musicali sul mercato, compreso Apple iPod”.
Il progetto a cui accenna Schmidt-Holtz prevede che finché l’utente rimane abbonato al servizio, la musica che ha scaricato sia sempre disponibile. Un abbonamento il cui costo si aggirerebbe tra i 6 e gli 8 euro al mese, “ovvero metà rispetto al costo di un CD”. Il CEO di Sony BMG spiega peraltro che questo è solo uno scenario: oltre alla flat “dura e pura” all’utente sarebbe possibile anche adottare singole tracce per costruire un proprio catalogo di musica digitale, un catalogo destinato a sopravvivere oltre la scadenza, ossia il termine della sottoscrizione.
Il modello di business dunque prevede un “premio fedeltà” per l’utente che paga tutti i mesi: in cambio di questo reddito garantito, Sony BMG gli offrirà la possibilità di accedere a tutti i brani in catalogo in qualsiasi momento. Ma prevede anche un “servizio ulteriore” a scadenza dell’abbonamento. Parole che riportano i commentatori con i piedi per terra: l’azienda non sta pensando ad una flat globale onnicomprensiva ma ad uno strumento condizionato dal DRM . Solo le tecnologie di restrizione dell’accesso possono garantire all’etichetta la sicurezza che allo scadere dell’abbonamento i brani scaricati non siano più utilizzabili.
L’adozione di questo tipo di DRM, secondo qualcuno destinata a stroncare sul nascere la nuova creatura, ricorda molto da vicino le indiscrezioni che nei giorni scorsi hanno tracciato il futuro di Apple iTunes , indiscrezioni secondo cui il megastore della Mela di Cupertino sarebbe destinato a lanciarsi su una flat a tutto tondo destinata a rinforzare l’accoppiata dello store di Apple con il suo iPod e condita da un DRM capace di prevedere, appunto, la scadenza dei brani . Perplessità sulle quali il dirigente di Sony BMG mette le mani avanti e spiega che indagini di mercato ed interviste ai consumatori confermano che per una flat a tutto tondo, persino blindata e con brani a scadenza, l’interesse sarebbe “massimo”.
Ma Schmidt-Holtz non si dilunga sul DRM, che non nomina mai esplicitamente, insiste invece proprio sulla possibilità che il catalogo del servizio eserciti un appeal fortissimo sull’utenza. La ragione sta tutta nella possibilità che, al suo interno, confluisca anche la musica delle altre grandi del disco . Sony BMG è già in trattative con le varie EMI, Warner e Universal per strappare un sì alla ulteriore diffusione dei propri brani sul canale digitale, trattative soggette evidentemente a tempistiche indefinibili, tanto che il CEO di Sony BMG si guarda bene dall’accennare ad una possibile roadmap del lancio del nuovo servizio. Tutto ciò che dice è che non si può escludere il lancio del servizio prima della fine del 2008.
A rendere più intrigante per le major l’idea di Sony BMG è il desiderio dell’azienda di accogliere nel progetto anche i carrier di telefonia mobile : condividere con loro gli utili può significare spingere il servizio flat tra quei consumatori, quelli di telefonia mobile appunto, che sono usi comprare suonerie e risponderie, se ne comprano per miliardi di dollari l’anno, e che già oggi costituiscono il grosso delle entrate delle etichette discografiche nel settore della musica digitale. Un comparto dunque potenzialmente molto più ricettivo dell’utente Internet medio, quello che si è abituato a cercare tutto quello che gli serve sul peer-to-peer e senza tirar fuori una lira.
Seppure poco dettagliato, l’annuncio della flat viene accolto in rete anche come un segno dell’ inevitabilità del cambiamento : se è vero che le major oggi non sembrano ancora disponibili a rinunciare al DRM tout-court, nonostante peraltro diversi esperimenti interessanti, è anche vero che sono chiaramente a caccia di nuovi modelli. E se un nome del settore come Sony BMG si muove verso la flat è perché di questo finalmente si è iniziato a parlare ai piani alti delle corporation del disco.
Che le esternazioni di Schmidt-Holtz giungano in un momento particolarmente fluido lo dimostra anche l’accordo che sarebbe ormai pressoché pronto tra MySpace, il maggiore tra i social network generalisti, e due grandi della musica, la stessa Sony BMG e Warner Music. L’intesa, che ancora deve essere formalizzata, punterebbe a far entrare nella proprietà del novello MySpace Music le major stesse, che ne condividerebbero così le entrate pubblicitarie. Il servizio offrirebbe poi la possibilità di scaricare musica dietro pagamento e di accedere gratuitamente, “in cambio” di pubblicità, ad almeno alcuni dei contenuti, e in particolare a quelli video. Si tratterebbe, anche in questo caso, di una sorta di amo per la vendita non solo dei brani musicali ma anche di video e suonerie.
Difficile dire se le due operazioni andranno in porto e se basteranno questi modelli a risollevare i fatturati delle major nell’epoca della contrazione delle vendite di CD, ma è certo che si tratta di due strumenti destinati a punzecchiare proprio Apple iTunes : con tutti i suoi limiti, lo store della Mela non solo rimane il primo ad aver consentito di accedere ad un catalogo vastissimo con modalità innovative, anche DRM-free, ma è anche quello che detiene la stragrande maggioranza del mercato musicale digitale. Un vantaggio, previsto da lungo tempo , che le major però non intendono più subire.