Redmond – Microsoft ha confermato che per ogni lettore Zune venduto corrisponderà a Universal Music (Vivendi) una percentuale del ricavato. Non si tratta di beneficenza, ma del frutto di un accordo commerciale che permetterà al colosso di Redmond di disporre delle licenze Universal per il suo nuovo servizio musicale. In pratica, confermano tutti gli operatori del settore, è stata inaugurata una strategia di business rivoluzionaria: quasi una “tassa” sull’hardware multimediale.
Secondo alcune indiscrezioni, Universal sarebbe intenzionata, a sua volta, a spartire il “malloppo” con i suoi artisti – pare al 50%. La dirigenza ha lasciato intuire che Microsoft, sui 250 dollari di listino di Zune, sgancerà probabilmente qualcosa di più di un dollaro. Ora, bisogna ricordare che il leader del settore dei player multimediali, Apple, paga alle major una royalty su ogni traccia commercializzata e niente di più. Microsoft avrebbe quindi confezionato una soluzione golosissima, dando la possibilità all’industria discografica di arricchirsi sia con la vendita musicale che con quella hardware (altrui).
Al momento l’intera comunità di analisti è in subbuglio. Alcuni sostengono che si tratti di una ennesima dimostrazione di “ingordigia” da parte delle major. Un po’ come aveva dichiarato Steve Jobs l’anno scorso, quando si mormorava di un possibile aumento dei prezzi applicato alle tracce online. Su Engadget, non a caso, ci si domanda se sia giusto un profitto per Universal anche se l’utente non procede con acquisti musicali correlati alla stessa. Insomma, la questione di fondo è se anche l’hardware debba subire la zona d’ombra dell’industria musicale.
Difficile dare una risposta netta. L’unica certezza sono i dati che riguardano Apple . Un recente studio ha rilevato che per ogni iPod acquistato vengono commercializzate in media 20 tracce audio di iTunes. Il 95% dello spazio disponibile sulle memorie, quindi, è occupato da contenuti audio rippati da CD o scaricati illegalmente attraverso i network P2P. È evidente che la bocca delle major, in questo modo, è destinata a rimanere asciutta. L’esigenza di individuare una strategia alternativa diventa, così, centrale.
“È un grande cambiamento per l’industria. In pratica riceveranno denaro per dispositivi che nella maggior parte dei casi archivieranno musica copiata”, ha dichiarato David Geffen, guru del settore.
La legge federale americana dei primi anni 90 prescrive che l’industria discografica riceva una royalty sulle vendite di alcuni tipi di dispositivi audio, come le macchine DAT. Ma il giro di dollari è bassissimo: nel 2005 non ha superato i 3,5 milioni. A questo punto Universal, e non solo, è convinta che una share sulle vendite di prodotti comuni potrebbe dimostrarsi la soluzione vincente.
Secondo un buon numero di analisti, chi potrebbe uscirne veramente vincente è proprio Microsoft. Partendo dal presupposto che il suo competitor diretto ha il semi-monopolio del mercato (75% negli USA), l’unica strada percorribile sembra quella di allearsi con chi produce i contenuti, o comunque ne possiede le licenze. Universal è la prima azienda ad aver accettato di essere pagata per non fare nulla, ma domani – e i nuovi contatti lo confermano – il “club” potrebbe vantare nuovi iscritti. “Abbiamo bisogno di più persone per sostenere questo progetto. E partnership più solide per un business ad alto profilo”, ha dichiarato Chris Stephenson, general manager per il global marketing del Dipartimento intrattenimento di Microsoft.
Questo recente accordo potrebbe avere influenza sul prossimo contratto tra Universal ed Apple. Nel 2007, infatti, il patto licenziatario fra le due scadrà. La major statunitense, sospetta qualcuno, potrebbe approfittarne per chiedere lo stesso trattamento riservatole da Microsoft. Una fettina di Zune, un’altra di iPod.
“In fondo è un altro modo per Microsoft di condizionare i rapporti tra Apple e le major”, ha spiegato Michael Gartenberg, analista di JupiterResearch. “Pagando, potrà ottenere contenuti esclusivi o comunque in anticipo rispetto ai competitor”.
Jupiter Research ha rilevato che dal lontano 2001 sono stati venduti 67,6 milioni di iPod, e che lo strapotere della Mela rimarrà tale per almeno altri 12/18 mesi, rafforzato ulteriormente dal successo dell’ultimo iPod Shuffle. “La risposta dei consumatori è stata incredibile. Dal lancio avvenuto in ottobre è successo quello che ci aspettavamo. Le recensioni sono state fenomenali. Siamo eccitati per il prossimo periodo natalizio”, ha dichiarato Phil Schiller, responsabile del global marketing di Apple.
“Quando le major diedero il permesso ad Apple di commercializzare i loro prodotti certamente non pensavano che questo sarebbe diventato un business miliardario”, ha dichiarato Steve Gordon, legale specializzato nel settore intrattenimento. “Beh, adesso ne vogliono un pezzo”.
Dario d’Elia