È stato battezzato Seaswarm . Più che un singolo robot, un vero e proprio sciame del mare. Che potrebbe aiutare il governo degli Stati Uniti a porre fine ad una delle più grandi eco-catastrofi, quella scatenatasi con la marea nera del Golfo del Messico .
Uno sciame di macchine, appunto, messo in piedi da un gruppo di ricercatori del Massachussetts Institute of Technology (MIT) per trovare un’alternativa più efficace ed efficiente alle tradizionali piattaforme galleggianti per l’aspiramento del petrolio affiorato in superficie .
Piattaforme che non sono sembrate poi tanto valide agli stessi scienziati del MIT. Le 800 unità inviate nel corso di quest’estate avrebbero alla fine raccolto solo il 3 per cento del petrolio fuoriuscito dal Pozzo Macondo, posto a oltre 1500 metri di profondità.
I robot del MIT hanno come testa una scatola gialla larga due metri, che in sostanza provvede a bruciare localmente il petrolio assorbito dalla coda lunga cinque metri circa. Che poi funzionerebbe come un tapis roulant di carta assorbente, ovvero un nastro in continuo movimento che riesce ad assorbire fino a venti volte il peso dell’intera macchina.
“A differenza delle tradizionali piattaforme – ha spiegato il direttore del Senseable City Lab del MIT, Carlo Ratti – Seaswarm è basato su un sistema di piccole unità autonome che si comportano come uno sciame, digerendo il petrolio a livello locale senza alcun intervento da parte dell’uomo”.
E secondo gli stessi ricercatori di Cambridge, ci vorrebbero circa 5mila robot Seaswarm per arrivare ad una pulizia totale nel corso di un mese. Ognuno di questi robot costerebbe intorno ai 20mila dollari . Il Senseable City Lab del MIT ha presentato un suo prototipo nel corso dell’ultima edizione della Biennale di Venezia.
Mauro Vecchio