A distanza di poche ore dalla presa di posizione italiana sulla riforma europea del copyright, Julia Reda (punto di riferimento dell’opposizione alla direttiva) ha fatto il punto della situazione focalizzando l’attenzione sull’articolo 13 e sulle conseguenze che potrebbe avere se approvato sulla base delle prescrizioni fin qui concordate.
Articolo 13: la battaglia sugli upload filter
L’articolo 13 è quello relativo al filtro sugli user generated content: la piattaforma deve assumersi la responsabilità di filtrare i contenuti, o quantomeno deve dimostrare di aver fatto il possibile per evitare che gli utenti possano caricare file in violazione di copyright. La battaglia portata avanti da Julia Reda promette di essere una battaglia di libertà: è eccessivamente oneroso e complesso poter immaginare filtri similari e quindi occorre averne piena consapevolezza prima di portare ulteriormente avanti le trattative.
Secondo Julia Reda (così come traspare anche dalle parole di Luigi Di Maio, peraltro), la situazione si sta facendo complessa per l’opposizione poiché sempre di più l’UE sembra volgere i propri favori verso l’articolo 13, pur con discriminanti legate a semplici balzelli e dettagli. Ma in questi dettagli c’è l’essenza stessa del filtro, poiché determinano le eccezioni con cui è possibile rimanere esclusi da questo tipo di attività di monitoraggio obbligato e responsabile.
Secondo quanto trapelato da un documento che avrebbe messo d’accordo i governi francese e tedesco, l’articolo 13 potrebbe essere applicato a tutte le attività “for profit” con tre fattori di esclusione:
- aziende esistenti da meno di 3 anni;
- fatturato annuale minore di 10 milioni;
- meno di 5 milioni di visitatori unici al mese.
Per essere esclusi dall’obbligo di “upload filter” occorre veder assolta ognuna delle tre condizioni sine qua non indicate. La posizione espressa da Di Maio per il governo italiano è meno dettagliata, ma lascia trapelare maggiori resistenze: c’è apertura al dialogo, ma soltanto se il senso della direttiva dovesse volgere verso una gestione più neutrale della rete. Non così, insomma: non sulla linea che trapela dalla nuova bozza (pdf).
Articolo 13: i rischi
Julia Reda, a corredo delle proprie argomentazioni, ricorda come – stando queste le condizioni per l’approvazione dell’art.13 – riferimenti come Ars Technica o Heise.de dovrebbero incorrere in gravi rischi legali, così come molte altre realtà consolidate e lontane dalla pirateria, ma sottoposte alla Spada di Damocle di una direttiva che ne responsabilizza oltremodo le attività. Inoltre viene suggerita la differenza penalizzante che pone le aziende europee sottoposte a questo stringente vincolo, mentre lascia che le aziende extra-europee possano liberamente agire semplicemente tagliando fuori l’Europa dalle proprie attività per poter agire a livello mondiale senza rischi.
Esagerazioni? Interpretazione troppo restrittiva e idealistica, costruendo un castello di rischi su di una puerile questione di principio? Gli attacchi alla posizione dei contrari giungono soprattutto dall’industria del copyright, mentre gli Stati sembrano farsi in questi mesi interpreti dell’una e dell’altra sponda. Mentre la posizione pro-art.13 prosegue a testa bassa, le tensioni – inevitabilmente – si alzano.
Secondo Julia Reda, il compromesso franco-tedesco non fa altro che rigettare le ombre dell’articolo 13 sul continente europeo, con possibili gravi distorsioni del mercato: il copyright può diventare un limite a critica e parodia; i big del Web rischiano di diventare i gatekeeper che hanno onere (e responsabilità, e diritto) di decidere cosa possa andare online e cosa no; l’imprenditorialità europea si accolla un rischio maggiore rispetto a quella extra-europea, penalizzando le attività Web nostrane. L’orientamento potrebbe dunque essere in definitiva quello scaturito dalla votazione del Parlamento Europeo il 12 settembre scorso, senza che le posizioni avverse di 11 paesi contrari possano far breccia nelle carte del negoziato.
Entro i prossimi giorni la bozza franco-tedesca approderà sui tavoli del negoziato ed entro l’11 febbraio verranno prese decisioni dalle quali non si tornerà più indietro. L’appello di Julia Reda è quello di un nuovo intervento in massa degli utenti tramite i social network per sensibilizzare i rappresentanti europei ad una maggior attenzione sul tema: #saveyourinternet sarà nuovamente l’hashtag della battaglia nella quale l’Italia e altri 10 paesi hanno preso posizione di resistenza, ma dove il polo franco-tedesco potrebbe ora spostare gli equilibri del negoziato spianando la strada alla definitiva approvazione degli “upload filter”.