Gettare lo sguardo oltre i confini e i preconcetti imposti da una forma di mobilità che ormai da qualche tempo ha iniziato a mostrare i propri evidenti limiti, per immaginarne un’evoluzione. È quanto hanno fatto Daimler e Mercedes-Benz con la presentazione di Vision URBANETIC, un veicolo dalla natura modulare pensato per adattarsi di volta in volta alle diverse esigenze di trasporto.
Vision URBANETIC
Il gruppo tedesco ha ben chiaro come la guida autonoma e la propulsione elettrica andranno a giocare un ruolo di fondamentale importanza nel futuro delle quattro ruote e basa il proprio concept su questo tipo di tecnologie. La vettura viene scomposta, smontata, destrutturata, affinché le componenti delegate al movimento e ciò che viene spostato siano ospitati da due blocchi differenti. Un approccio ben spiegato dall’immagine allegata di seguito: l’incarnazione più a sinistra può essere destinata alla consegna delle merci, mentre quella centrale rappresenta un abitacolo più tradizionale, se non si tiene conto del suo look futuristico. A destra la piattaforma base alla quale agganciare un modulo specifico.
Si può così passare da un mezzo per il ride sharing a 12 posti fino a uno in grado di caricare 10 pallet. A gestire il tutto un framework IT self-learning che in tempo reale monitora e gestisce la posizione dei vari moduli, in modo intelligente e razionale. Quello di Daimler è uno slancio (l’ennesimo, per certi versi) verso una nuova era della mobilità, più sostenibile, connessa e autonoma.
Un altro concept?
Mercedes-Benz non chiarisce quali siano le tempistiche, nemmeno indicative, per vedere circolare nelle nostre strade un veicolo simile e nemmeno spiega nel dettaglio come funzioni il sistema che attribuisce a Vision URBANETIC una forma piuttosto che nell’altra, limitandosi a sottolineare che l’operazione può essere effettuata manualmente oppure in modo automatico, richiedendo solo “pochi minuti”. Insomma, siamo di fronte a un altro concept che sebbene testimoni la volontà degli automaker di innovare, deve al momento essere considerato un modello di riferimento per gli sviluppi futuri e poco più.
Non va inoltre dimenticato che l’introduzione delle self-driving car dovrà necessariamente essere accompagnata da un aggiornamento delle normative che regolano la circolazione dei mezzi sulle strade pubbliche. Se oltreoceano e in alcuni paesi asiatici le istituzioni già si sono mosse in questa direzione, altrettanto non si può dire del vecchio continente e più nello specifico del nostro paese. Un adeguamento del codice sarà dunque fondamentale per non porre freno all’innovazione.
Ci sarà da lavorare anche sull’infrastruttura necessaria a garantire la ricarica delle batterie, percorso fortunatamente già avviato grazie alla diffusione di vetture ibride ed elettriche, ma che ancora offre enormi margini di miglioramento soprattutto in termini di distribuzione delle colonnine. Solo allora un’idea come Vision URBANETIC potrà scrollarsi di dosso lo status di concept e passare dalla carta all’asfalto del mondo reale.