Riorganizzare il mondo dell’editoria, assestando un duro colpo al controllo esercitato sui media da parte di multinazionali e colossi del mondo hi-tech. È il programma di Bernie Sanders, tra i candidati alle Presidenziali USA 2020 per la fazione democratica. La sua visione in un intervento condiviso sulle pagine della testata Columbia Journalism Review.
La visione di Sanders sul giornalismo
Un lungo articolo, che parte dall’analisi di quelli che secondo il 77enne oggi senatore del Vermont sono i problemi attuali del giornalismo: centralizzazione del potere economico e decisionale nelle mani di pochi, influenze continue da parte delle maggioranze, assenza di programmi a tutela del lavoratori e della diversità. Le promesse (o minacce, dipende dal punto di vista di chi legge) formulate da Sanders, se mantenute almeno nelle intenzioni in caso di elezione alla Casa Bianca, di certo non mancherebbero di sollevare malumori, contrasti, resistenze e attriti.
Corporate conglomerates and hedge fund vultures have decimated independent and local news.
We'll protect independent news and a free press by enforcing antitrust laws, empowering journalists to form unions and increasing investment in local public media. https://t.co/xO7Kd9Kkw9
— Bernie Sanders (@BernieSanders) August 27, 2019
Le promesse della campagna elettorale
Proviamo dunque a riportare punto per punto ciò che il politico, così come i suoi concorrenti già in piena campagna elettorale, ha messo nero su bianco per quanto riguarda gli interventi pianificati e destinati al settore dell’editoria:
- norme a difesa del giornalismo indipendente, a livello locale e nazionale;
- no alla fusione dei gruppi più grandi (esempio CBS e Viacom);
- obbligo per gli editori di rendere noto preventivamente come le operazioni più importanti avranno ripercussioni sul personale;
- possibilità per i dipendenti di acquisire quote della società per cui lavorano, una formula già sperimentata con il cartaceo;
- supporto alla diversità nella forza lavoro impiegata nel settore;
- limiti nel numero di testate ed emittenti (anche radiofoniche e televisive) che possono essere controllate da un singolo editore;
- supporto alla creazione di sindacati a difesa dei lavoratori;
- maggiore controllo sull’attività dei colossi del mondo online in modo da scongiurare il rischio di pratiche monopolistiche;
- tutela della libertà di espressione e di informazione.
Presidenti USA e big del mondo hi-tech
Eppure, a voler ben vedere e al contrario di quanto si potrebbe pensare, nella Silicon Valley c’è chi si è schierato in modo piuttosto aperto a sostegno di Sanders: sono i dipendenti Google, proprio una delle realtà chiamate in causa (tra gli altri insieme a Facebook), in particolare per quanto riguarda il business dell’advertising e il controllo sulla diffusione delle notizie.
Degli attriti fra il mondo della politica e i rappresentanti del settore hi-tech abbiamo scritto più volte anche su queste pagine. Citiamo un esempio su tutti: il caso che di recente ha visto Donald Trump puntare il dito nei confronti di Jeff Bezos, fondatore e numero uno di Amazon, proprietario anche del Washington Post. Lo stesso Presidente USA, in più di una occasione, ha inoltre accusato Google di essere di sinistra e di averlo penalizzato nella campagna elettorale in vista delle elezioni 2016, sostenendo in modo a dir suo subdolo la concorrente Hillary Clinton.