Se le webcam installate nei PC sono ormai un elemento tecnico richiesto e diffuso in molte delle macchine presenti sul mercato, succede anche che si trasformino in occulti strumenti di spionaggio. È quanto capitato a una coppia del Wyoming che ha denunciato la catena di noleggio Aaron’s accusata di spiare i propri clienti mediante delle telecamere nascoste nei PC in leasing.
Secondo i coniugi, Aaron’s avrebbe utilizzato un prodotto denominato “PC Rental Agent” per “accedere surrettiziamente, monitorare, intercettare e trasmettere le informazioni” generate dai clienti. Creato dall’azienda DesignerWare, PC Rental Agent sarebbe spacciato come uno strumento per tracciare i computer in stato di noleggio e scoprire i clienti non paganti . Secondo le carte giudiziarie, il prodotto è stato venduto ad Aaron’s con l’assicurazione che fosse non intercettabile da parte degli utenti, i quali, di conseguenza, sono stati monitorati senza saperlo.
Brian e Crystal Byrd si sarebbero accorti dell’inganno dopo che un impiegato della catena si è recato nella loro casa per riprendere possesso del PC in noleggio credendo, erroneamente, che i due coniugi fossero insolventi. Quando Brian Byrd ha mostrato all’incaricato la ricevuta di pagamento, questi ha ricambiato presentando una fotografia che ritraeva lo stesso Byrd, scattata mediante la webcam del PC.
La coppia ha affermato di non essere stata informata della possibilità di un monitoraggio da parte della catena commerciale. Gli esperti di privacy sostengono che l’azienda avesse il diritto di installare tecnologie che permettano il tracciamento dei pezzi in noleggio, allo scopo di evitare insolvenze fraudolente, ma, farlo senza avvisare i clienti, potrebbe essere causa di problemi .
In una dichiarazione ufficiale, l’azienda di Atlanta ha negato l’uso del componente sotto processo da parte dei 1140 punti vendita. Il PC dei coniugi Byrd, sostiene Aaron’s, sarebbe stato affittato da un venditore indipendente appartenente al franchise. “Aaron’s rispetta la privacy dei propri clienti e non ha autorizzato nessuno dei propri negozi a installare software che attivino telecamere volte e scattare fotografie o tracciare dati”, dichiara la parte accusata.
Le associazioni dei consumatori sono sul piede di guerra. Paul Stephens, avvocato e direttore di Privacy Rights Clearinghouse , sostiene che il presunto “chip spia” e il software collegato siano “tra le più oltraggiose violazioni della privacy dei consumatori mai viste”. Altri due avvocati esperti di leggi concernenti la privacy in relazione ai computer ( Electronic Communications Privacy Act e Computer Fraud and Abuse Act ), interpellati sul caso, sostengono che è difficile dire se l’una o l’altra sia stata violata, ma entrambi condividono l’ipotesi che l’azienda, qualora abbia davvero messo in atto quanto denunciato dai coniugi, si sia spinta oltre.
Tutti gli osservatori concordano sul fatto che il caso contenga molte assonanze con quello che vedeva coinvolto il liceo Lower Merion, condannato al pagamento di 610mila dollari.
Cristina Sciannamblo