Oggi, lunedì 19 agosto, è il giorno che per lungo tempo abbiamo indicato come la data dell’introduzione definitiva di quel ban che impedirebbe a Huawei di acquisire tecnologia e componentistica di provenienza statunitense da integrare nei propri servizi o prodotti, inclusi quelli mobile. Nel fine settimana Reuters ha parlato di un possibile slittamento del termine, di altri 90 giorni.
USA: altri 90 giorni a Huawei?
Il Dipartimento del Commercio d’oltreoceano potrebbe dunque concedere altri tre mesi al gruppo di Shenzhen, firmando una ulteriore Temporary General License che consentirebbe a Huawei, tra le altre cose, di continuare a beneficiare delle partnership con realtà come Google e Microsoft per i dispositivi basati sulle piattaforme Android e Windows.
La decisione potrebbe essere ufficializzata entro oggi, segnando così un nuovo capitolo nella trade war che ormai da tempo vede Washington e Pechino fronteggiarsi in un botta e risposta fatto di dazi e conferme e smentite sui rapporti commerciali tra le parti. Al momento utilizzare il condizionale è d’obbligo.
L’introduzione definitiva del ban di Huawei costerebbe cara anche alle realtà USA: dei circa 70 miliardi di dollari spesi lo scorso anno dal gruppo cinese per l’acquisto di componenti hardware da destinare ai propri dispositivi, 11 miliardi sono finite nelle casse di società a stelle e strisce come Qualcomm, Intel e Micron Technology. Anche la britannica ARM, che in maggio ha interrotto la collaborazione con Huawei, ha definito il blocco come un “grosso problema” per l’intera industria.
Il caso di Uganda e Zambia
Nei giorni scorsi il Wall Street Journal ha riportato indiscrezioni in merito alla presunta collaborazione di Huawei con i governi di Uganda e Zambia per condurre operazioni di spionaggio degli opponenti politici. Voci immediatamente smentite sia dall’azienda cinese sia dai vertici dei due paesi.