L’ International Trade Commission ha deciso di mettere al bando alcuni dispositivi Android prodotti da Motorola che secondo l’accusa di Microsoft violerebbero il brevetto numero 6,370,566 relativo alla gestione delle agende sui dispositivi mobile.
L’ITC ha dunque dato ragione a Redmond che contesta la violazione della sua proprietà intellettuale, e torto a Google che faceva appello all'”interesse pubblico” e alla non proporzionalità dell’ordine di esclusione.
Prima di diventare effettiva la sentenza deve essere approvata dal presidente della commissione: questa situazione dà a Motorola altri 60 giorni di operatività sul mercato , tuttavia deve mettere da parte “33 centesimi di dollari per ogni dispositivo Android” immesso in commercio, come parziale garanzia basata su un calcolo di royalty dovute.
Contro la decisione dell’ITC Motorola potrà, e presumibilmente lo farà, ricorrere in appello. Per il momento si è limitata a riferire che “anche se siamo delusi dalla decisione della Commissione secondo cui alcuni prodotti Motorola Mobility violano un brevetto, attendiamo di leggere il parere completo relativo alla decisione ed esploreremo tutte le opzioni a nostra disposizione, tra cui l’appello”.
In attesa di una nuova decisione, per superare il blocco, Motorola potrebbe decidere di modificare i suoi prodotti rimuovendo la funzione contestata da Microsoft, così come HTC sta cercando di fare, in parte con successo , per superare le accuse mosse da parte di Apple e che hanno portato l’ITC ad una simile sentenza di bando.
Alternativamente Motorola può unirsi alla lunga schiera di produttori Android che hanno ceduto alla pressione di Microsoft sottoscrivendo una licenza per i suoi brevetti: tuttavia questa ipotesi diventerà poco plausibile nel momento in cui si concretizzerà l’acquisizione di Motorola da parte di Google, operazione milionaria che attende ancora l’approvazione da parte delle diverse autorità nazionali antitrust: proprio in questi, giorni, d’altronde, dopo il via libera di USA e UE è arrivato quello della Cina. A Pechino Google avrebbe promesso di mantenere Android libero e disponibile per tutti per “almeno cinque anni”.
Claudio Tamburrino