Washington (USA) – Sta salendo rapidamente la temperatura sul fronte delle intercettazioni telematiche: sta salendo naturalmente negli USA, dove di queste cose si parla. Contro la linea dell’amministrazione Bush, in questi giorni stanno scendendo in campo un gruppo eterogeneo di imprese e realtà associative decise a fermare la trasformazione di Internet in un mezzo di schedatura di massa .
Istituzioni accademiche, biblioteche e società ICT come Sun Microsystems hanno inviato alla Corte d’Appello di Washington una memoria di 71 pagine con cui chiedono che vengano subito sospese le regole che consentono alle forze dell’ordine di monitorare la rete come mai prima.
In ballo, in particolare, ci sono i regolamenti approvati dal Garante locale delle TLC, la Federal Communication Commission : l’anno scorso la Commissione ha infatti esteso “a qualsiasi genere di servizio di accesso broad band” la possibilità per la polizia federale di accedere alle informazioni trasmesse in rete. Non è un giudizio da poco: si è data attuazione in questo modo al CALEA, il “Communications Assistance for Law Enforcement Act”, che il Congresso non aveva voluto applicare ad Internet, una legge che in sostanza costringe i produttori di infrastrutture di comunicazione di prevedere una backdoor di accesso ad usi investigativi.
Alla Corte d’Appello, dunque, gli oppositori fanno notare come il dibattito congressuale sul CALEA avesse chiarito che non doveva essere applicato ad Internet. Soprattutto, spiegano, nessuno ha mai pensato che dovesse costringere i fornitori di servizi di connettività, dalle università alle imprese, di strutturare nodi di sorveglianza elettronici per le forze dell’ordine.
“La memoria (che abbiamo presentato, ndr.) – ha dichiarato uno dei legali che partecipa all’iniziativa assieme alle associazioni americane delle università e dei community college – dimostra le falle nel ragionamento del Garante ed evidenzia come la sua analisi giuridica non ha alcuna validità”.
Questo scontro a Washington arriva in un momento molto caldo per le polemiche sulle intercettazioni negli Stati Uniti: nelle scorse settimane prima il presidente Bush e poi la National Security Agency hanno fatto capire quanto gravi, pesanti e reiterate siano le azioni di monitoraggio compiute dentro e fuori dalla rete.
A difesa dell’interpretazione forzata del CALEA c’è l’ FBI secondo cui “capacità di intercettazione standardizzate sono particolarmente urgenti dinanzi alle molte minacce di oggi contro la sicurezza e alla tendenza dei criminali di utilizzare i mezzi di comunicazione underground”.
Di interesse, come hanno notato i media americani, il fatto che anche alcuni membri della Commissione americana abbiano espresso dubbi sulla legalità dell’interpretazione data del CALEA.
Va da sé che seppure vincessero le università, l’FBI continuerebbe a poter in qualsiasi momento intercettare le comunicazioni elettroniche. La differenza sarebbe tutta nei tempi e nei modi, nonché nelle responsabilità dei fornitori di servizi.