Per quanto si possa essere maniacali nella cura della propria persona, le colonie batteriche che campeggiano nei meandri dell’epidermide possono essere utili per risalire all’identità di chi entra in contatto con qualsiasi oggetto , anche le tastiere per computer. A dimostrare ciò vi sono i risultati di una ricerca compiuta da alcuni scienziati statunitensi.
Lo studio condotto da Rob Knight e Noah Fierer, ricercatori della University of Colorado , dimostrerebbe infatti che le tracce lasciate dalla digitazione permettono di eseguire un’analisi comparativa abbastanza accurata, grazie alla quale è possibile individuare il soggetto che ha utilizzato lo strumento.
Gli studiosi hanno raccolto campioni di batteri dalle tastiere normalmente utilizzate da tre volontari e, servendosi di un avanzato sistema per idenficare la struttura del DNA dei batteri, sono riusciti ad associarle ai legittimi proprietari. “Ciò dimostra che il DNA dei batteri può essere recuperato anche da superfici relativamente piccole – ha spiegato Knight – che la composizione delle colonie batteriche varia a seconda della tastiera e, quindi, che ogni individuo lascia una traccia batterica unica”.
Così come le tastiere, anche i mouse possono trasformarsi in una riserva di batteri. Pur sottolineando che si tratta di una tecnica in fase di sviluppo, Noah Fierer è convinto che possa un giorno rivelarsi utile per chi si occupa di medicina forense.
Giorgio Pontico