Alla fine del 2010 le autorità statunitensi erano nel pieno della cosiddetta Operation In Our Sites , un agguerrito giro di vite sui siti della pirateria e della contraffazione. Tra le vittime, il blog specializzato in hip-hop DaJaz1.com , sequestrato dagli agenti della U.S. Immigration and Customs Enforcement (ICE) per aver distribuito materiale in violazione del diritto d’autore .
Il dominio rimane in ostaggio per circa un anno, con i legali di DaJaz1 all’attacco del governo a stelle e strisce. Nessuna comunicazione ai gestori del blog , magari con una spiegazione chiara dell’avvenuto sequestro. Alla fine del 2011, il dominio .com del sito musicale viene restituito ai legittimi proprietari. Anche qui senza un perché, in mancanza di prove specifiche per trattenerlo.
Sei mesi dopo, gli attivisti di Electronic Frontier Foundation (EFF) ottengono la pubblicazione dei documenti relativi al caso. E si scopre che la Recording Industry Association of America (RIAA) aveva segnalato il sito come se fosse tra le più pericolose piattaforme della pirateria digitale. Chiedendo al governo degli Stati Uniti di intervenire come braccio armato dell’industria musicale .
Ma si scopre anche che gli agenti dell’ICE non avevano ottenuto subito le prove contro DaJaz1 , praticamente sequestrato in attesa di un effettivo riscontro. I vertici di RIAA non hanno mai dimostrato la colpevolezza dei gestori indicando la presenza del materiale illecito. Il dominio è stato liberato “in mancanza di prove” dopo essere risultato inaccessibile per 24 mesi.
Mauro Vecchio