La nuova edizione del rapporto noto come Special 301, la lista nera dei mercati della pirateria redatta dall’ Office of United States Trade Representative ( USTR ), continua a puntare il dito contro alcuni paesi in particolare che continuano a non far abbastanza, almeno secondo i canoni dell’industria a stelle e strisce.
La lista che include – nella sezione Priority Foreign Country (PFC) – tutti quei paesi che poco o nulla hanno fatto per contrastare efficacemente la proliferazione di materiale audiovisivo in violazione del diritto d’autore vede ancora in prima fila la Cina, che nonostante le diverse normative adottate nel settore continua a mostrare un atteggiamento contraddittorio rispetto alla tutela della proprietà intellettuale, soprattutto rispetto a quella straniera ed ai segreti industriali.
Inoltre secondo Washington panorami problematici sono quelli offerti da Algeria, Argentina, Cile, Ecuador, India, Indonesia, Kuwait, Pakistan, Russia, Tailandia, Ucraina e Venezuela.
Per quanto riguarda l’Italia, già nell’ultima edizione erano stati riconosciuti gli sforzi dell’AGCOM facendo uscire il Belpaese dalla lista nera, ed ora ne viene confermato l’impegno, con viva soddisfazione di SIAE e FAPAV.
“In particolare lo USTR – afferma Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale FAPAV – ha valutato positivamente i risultati ottenuti grazie all’introduzione del regolamento Agcom, strumento da sempre sostenuto dalla Federazione e del quale la FAPAV, in sinergia con i propri Associati, si avvale con efficacia”. Stessa novità sottolineata da SIAE.
Non mancano tuttavia critiche nei confronti del rapporto governativo 301: in particolare è EFF a puntare il dito contro gli errori di analisi del rapporto e la sua parzialità nel suo “Rapporto 404”. Secondo EFF l’analisi dello USTR altro non è che un sistema di pressione unilaterale che determina buoni e cattivi rispetto ai rapporti commerciali di Washington e agli interessi delle aziende americane , e non a standard oggettivi in materia di proprietà intellettuale.
Secondo l’organizzazione che si batte a difesa dei diritti online, del tutto arbitrario sarebbe il plauso del sistema USA nei confronti di Agcom e dell’Italia, in quanto il sistema attuato per la rimozione dei contenuti online viola i cosiddetti Manila Principles le linee guida che la stessa EFF sta promuovendo per delineare le responsabilità degli intermediari della Rete: uno specifico intervento giudiziario sarebbe necessario per intervenire con sequestri e dirottamento del traffico online.
Con un ragionamento uguale e contrario EFF mette in luce che Tailandia e Cile sono invece incluse nella lista lista nera proprio perché adottano un sistema che rispetta tale sistema di non responsabilità degli intermediari.
Claudio Tamburrino