Il sangue di pixel potrebbe assumere le sembianze di una meno spaventevole gelatina verde, improperi che non si addicono ad un pubblico di minori potrebbero temperarsi in imprecazioni delicate, sulle sequenze controverse dei film potrebbe calare l’ombra. È uno scenario che potrebbe concretizzarsi di fronte ai minori di tutti gli States se il presidente apponesse la propria firma ad una proposta di legge che mira a incuneare tecnologie di parental control nella dieta mediatica delle famiglie.
Camera e Senato hanno ora approvato il Child Safe Viewing Act : proposta dal senatore Pryor, la legge incarica la Federal Communication Commission di tracciare un quadro di tutti i setacci tecnologici capaci di trattenere quelle che Pryor definisce l'”oscenità che passa in TV e su Internet”. È un compito al quale la FCC sfugge già dal 1996, ricorda il senatore: i genitori sono sconcertati per la quantità di contenuti inadatti che scorrono in tv e che sono ospitati in rete. Le tecnologia sono progredite, è il momento di agire.
Pryor e il Congresso sono concordi nello stabilire che ci sia una diretta correlazione tra i contenuti che scorrono sotto gli occhi dei fanciulli e i comportamenti che assumono: i genitori devono poter affidare i figli a schermi di qualsiasi foggia e dimensione e a contenuti distribuiti via cavo, via etere e online, sicuri di non doversi poi confrontare con un pargolo improvvisamente divenuto un sanguinario turpiloquente. La soluzione, a parere dei legislatori statunitensi, risiede nella tecnologia: la FCC ha 90 giorni per avviare un’indagine approfondita sul mercato della censura automatizzata a favore dei minori e 270 giorni per portarla a termine.
La FCC dovrà sondare il terreno e individuare tecnologie capaci di declinarsi su diverse piattaforme e dispositivi per bloccare ogni tipo di oscenità: al vaglio dell’autorità non dovranno passare i soli sistemi capaci di bloccare contenuti considerati osceni sulla base di valutazioni espresse a priori, come avviene per il famigerato V-Chip e per certi software di parental control applicati al settore videoludico. Dovranno essere prese in considerazione quelle tecnologie capaci di “filtrare il linguaggio basandosi sulle informazioni contenute nei sottotitoli”, non si dovranno trascurare i sistemi capaci di tagliare su misura i propri filtri.
Via libera alle versioni epurate di opere cinematografiche? Strada spianata ad una Internet morigerata a misura di bambino? A orientare le strategie di stato e mercato, qualora la proposta dovesse divenire legge, sarà l’indagine della FCC: a differenza di una precedente versione della proposta di legge, non è per ora previsto che i sistemi di protezione per i minori debbano essere integrati obbligatoriamente nei dispositivi. Se Pryor dovesse avere ragione sarebbero i genitori a fare pressione sui produttori di hardware per reclamare a gran voce filtri e censure per minori: “Con oltre 500 canali e il video streaming, i genitori potrebbero fare buon uso di un sistema che vigili su quello che i bambini stanno guardando quando nessuno sta nella stanza insieme a loro”.
Gaia Bottà