Si tratta di una mossa che tenterà di trasformare il volto online di alcune nazioni del mondo, attualmente poco inclini ad una diffusa apertura verso i canali di Internet. Le autorità statunitensi hanno infatti deciso che aziende IT come Microsoft, Google e Yahoo! potranno a breve instaurare nuovi rapporti con paesi come l’Iran, Cuba e il Sudan .
Paesi non certo noti per una profonda benevolenza nei confronti dei principali servizi legati al web. Il Dipartimento del Tesoro statunitense darà allora la possibilità di procedere all’ esportazione di servizi online come l’ instant messaging , oltre che di canali come quelli Internet Relay Chat (IRC) e di piattaforme legate alla condivisione di fotografie.
La decisione finale era comunque nell’aria già da tempo. L’amministrazione del presidente Barack Obama aveva già fronteggiato il delicato caso iraniano, con le proteste post-elettorali che avevano cinguettato sul tecnofringuello, Twitter. Un’intero, programmato periodo di manutenzione della piattaforma di microblogging era stato ritardato per volere delle autorità a stelle e strisce. Per dare la possibilità agli utenti dell’ex-Persia di continuare ad esprimere il proprio dissenso a mezzo social network.
“Più le persone hanno accesso ad una vasta gamma di servizi e tecnologie di Internet – ha spiegato un portavoce rimasto anonimo dal momento che l’annuncio ufficiale non è stato ancora fatto – più sarà difficile per il governo iraniano mettere un freno alla libertà d’espressione”.
Quello a cui hanno pensato le autorità degli Stati Uniti è una speciale licenza che permetterà in sostanza alle aziende IT di esportare servizi Internet classificabili come software gratuito per un mercato di massa . In questo modo sarà possibile, per Google e soci, esportare senza incappare nelle violazioni stabilite per il commercio verso alcuni paesi del mondo.
Mauro Vecchio