USA, chi spara popup a tradimento è salvo

USA, chi spara popup a tradimento è salvo

Lo decide FTC che firma un controverso accordo con una società che basa il proprio business sull'imporre adware agli utenti dei propri siti e nel chiedere loro denaro per cancellare l'adware dal computer
Lo decide FTC che firma un controverso accordo con una società che basa il proprio business sull'imporre adware agli utenti dei propri siti e nel chiedere loro denaro per cancellare l'adware dal computer

Washington – Fa discutere l’ accordo tra la Federal Trade Commission (FTC) americana e Digital Enterprises Inc , accordo pensato per rendere più consumer-friendly i servizi di distribuzione multimediale, e nel contempo regolamentare l’utilizzo del software spara pop-up mangia-soldi installato sui siti web di proprietà della società.

Digital Enterprises Inc., secondo l’accordo, dovrà limitare l’invasività dei banner visualizzati a schermo e prevedere un periodo di opt out per dare all’utente la possibilità di cancellarsi dai servizi sparapopup attivati dai siti. Tre i siti web interessati: Movieland.com, Moviepass.tv e Popcorn.net.

FTC aveva accusato Movieland.com di voler invadere i PC degli utenti con finestre di pop-up musicali , con clip sonore da un minuto e con una sorta di ricatto per rimuoverli: una richiesta di denaro di 29,95 dollari ad utente. Non era prevista alcuna possibilità di minimizzare i banner, e l’adware utilizzato è risultato “difficile o impossibile” da rimuovere.

Ma sono i termini dell’intesa appena raggiunta che lasciano stupefatti. Secondo l’accordo, Digital Enterprises Inc può continuare ad infettare i sistemi degli utenti col suo software spara pop-up , ma la frequenza è limitata ad un banner all’ora per cinque volte al giorno, e ad una lunghezza massima di 40 secondi. Obbligatoria anche la presenza di un bottone per eliminare l’audio dall’advertising, e la possibilità di coprire i messaggi con altre finestre.

Previsto, come dicevamo, un periodo di prova di tre giorni dell’adware, periodo entro il quale l’utente potrà cancellare la sottoscrizione cliccando sul link della homepage della compagnia per evitare di far attivare il sistema dei banner. Secondo quanto stabilito dalla FTC, superato il termine dei tre giorni, l’utente avrà consapevolmente accettato le condizioni d’uso del servizio, e dovrà contattare l’azienda e pagare i 30 dollari previsti se vorrà eliminare il software.

Grazie all’intesa con FTC, Digital Enterprises Inc non dovrà presentarsi in tribunale per l’udienza preliminare e non avrà alcun obbligo ad ammettere il coinvolgimento in alcuna violazione, anche se è prevista una nuova valutazione del caso entro il lontano gennaio 2008.

Salomonica la FTC: la società che campa sui banner fastidiosi è salva , e gli utenti avranno la possibilità di fermare in tempo l’attivazione del sistema, almeno in teoria. In pratica, c’è da scommettere che molti consumatori poco esperti che si vedranno installato un servizio che non hanno voluto, dovranno pagare per “risolvere”.

Non è la prima volta che FTC fa discutere per le proprie iniziative: come nelle cause contro due società produttrici di spyware, finite con il patteggiamento e l’obbligo a pagare multe irrisorie, o la condanna di Zango/180solutions per adware ossessivo. Gli esperti hanno già sollevato forti dubbi sulla reale efficacia delle azioni di contrasto dell’agenzia governativa contro società che, con tutta l’evidenza del caso, lavorano ad esclusivo danno degli utenti, e intese come quella indicata non fanno altro che corroborare l’idea della dubbia utilità dell’operato della FTC.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
18 gen 2007
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