Le nuove regole statunitensi sulla net neutrality imposte dalla Federal Communications Commission (FCC) sono già note in dettaglio da un paio di settimane, e come ampiamente previsto gli ISP grandi e piccoli non hanno perso tempo denunciando la presunta illegalità della coraggiosa iniziativa della commissione federale.
Le prime due cause contro la net neutrality a prova di blocchi e throttling della banda, la riclassificazione da Titolo II e tutto quanto arrivano in anticipo persino sulla effettiva entrata in vigore delle nuove norme, fatto che avviene 60 giorni dopo la pubblicazione delle regole sul Federal Register.
A denunciare anzitempo la FCC ci ha pensato USTelecom , organizzazione di provider che include AT&T, Verizon e altri, e un piccolo ISP attivo nello stato del Texas chiamato Alamo Broadband. Per USTelecom la net neutrality in salsa FCC è “capricciosa” e potenzialmente arbitraria, viola le leggi federali e le norme precedenti e andrebbe quindi cestinata prima del suo debutto ufficiale. Per Alamo Broadband le nuove regole danneggiano i piccoli ISP.
Le due azioni di USTelecom e Alamo rappresentano il tentativo di fermare la riclassificazione da Titolo II (con cui i provider diventano utility pubbliche), un tentativo che secondo l’opinione di FCC è prematuro e verrà probabilmente sbaragliato.
USTelecom giustifica la premura parlando di un atto cautelativo, anche se l’approvazione ufficiale delle nuove norme da parte della commissione federale rendono l’iniziativa potenzialmente inutile. L’Open Internet Order di FCC era nato proprio in risposta a un precedente tentativo di introduzione della net neutrality con norme appositamente progettate per essere legalmente inattaccabili.
Alfonso Maruccia