I falsi tecnologici di importazione cinese continuano a preoccupare le forze armate americane. Il colpevole, questa volta , si chiama Stephanie McCloskey, trentotto anni, accusata di aver venduto chip contraffatti per computer in uso presso l’esercito statunitense.
La donna gestiva nella città di Clearwater (Florida) la VisionTech Components, azienda che si occupava di costruire circuiti militari integrati , pensati per raggiungere temperature elevate e sopportare le esplosioni e le collisioni del campo di battaglia. Ora rischia fino a cinque anni di carcere e 250mila dollari di multa per aver venduto materiale contraffatto importato da Hong Kong , realizzando un business di 15,8 milioni di dollari in tre anni.
I dipendenti della società avrebbero dovuto rigare le etichette per impedire la lettura dei codici inscritti nei dispositivi contenuti nelle scatole allo scopo di “ripulire” i circuiti importati di qualità inferiore. La stessa imputata pare abbia ammesso il reato nella dichiarazione ufficiale, insieme alla sua personale ammissione di colpevolezza.
Il Dipartimento di Giustizia ha reso noto che i chip taroccati sono stati venduti a diverse aziende, inclusi subappaltatori che hanno rapporti commerciali con grandi fornitori della difesa a stelle e strisce, come Raytheon Missile Systems, BAE Systems e Northrop Grumman. I congegni, inoltre, erano spesso destinati ad aree sensibili dei programmi missilistici o dei rilevatori di radiazioni, ed erano in uso anche all’interno di sistemi non militari come quelli dei treni ad alta velocità. Molti dei chip, quindi, venivano usati in situazioni critiche per le quali un errore di sistema sarebbe stato disastroso.
Nel dicembre del 2009, ad esempio, un’azienda di New York (di cui non si conosce il nome) onorando il contratto con Northrop Grumman,avrebbe acquistato 350 chip di tipo Cypress Semiconductor, usati per sviluppare i sistemi di difesa missilistica della marina statunitense.
Il portavoce del Dipartimento per la Difesa ha rinunciato a rilasciare un commento sulla vicenda, ma ha precisato che non sono stati riscontrati casi nei quali parti meccaniche contraffate abbiano creato danni seri all’hardware e messo a rischio le truppe. Nonostante questa volta il pericolo sia stato scampato, le forze armate americane sembrano non riuscire ad arginare completamente la crescente minaccia di potenziali malfunzionamenti prodotte dai dispositivi di origine o costruzione asiatica.
Inoltre, continuano a crescere le aziende statunitensi che preferiscono fare affari nei paesi del Sol Levante. La VisionTech, infatti, era in contatti commerciali con la MVP Micro, azienda californiana che, a sua volta, è stata coinvolta nello smercio di chip contraffatti.
Cristina Sciannamblo