Il Dipartimento di Giustizia (DoJ) americano ha annunciato la condanna di Roman Valerevich Seleznev, cracker russo di 32 anni anche noto come Track2 e responsabile del furto di una gran quantità di carte di credito. Il business criminale è andato avanti per alcuni anni, prima che le autorità statunitensi arrestassero il colpevole nel 2014 e trasformassero un normale procedimento legale in un vero e proprio caso politico-diplomatico tra USA e Russia.
Seleznev è infatti figlio di Valery Seleznev, politico ultra-nazionalista membro del parlamento russo che al tempo dell’arresto parlò di un vero e proprio rapimento e definì le accuse una “mostruosa bugia” alla base di un vero e proprio atto provocatorio nei confronti della Russia.
La bugia non è evidentemente apparsa tale alla corte di Washington che ha processato e condannato Seleznev junior, riconoscendolo colpevole di 38 diversi capi di imputazione inclusi frode informatica, violazione di computer, possesso di dispositivi non autorizzati, furto aggravato di identità e via elencando. Il cracker rischia ora di finire in carcere per un periodo compreso fra quattro e 34 anni, con la sentenza definitiva attesa per il prossimo 2 dicembre.
L’attività cyber-criminale di Seleznev – e di altri suoi “complici” la cui identità non è nota alle autorità giudiziarie americane – è stata condotta fra il 2009 e il 2013 , periodo in cui il figlio di papà parlamentare ha bazzicato lo stato di Washington infettando i terminali PoS degli esercenti ed “estraendo” un quantitativo di carte di credito che i giudici stimano in 2,9 milioni.
Le carte compromesse venivano infine vendute al miglior offerente sui circuiti e i forum underground, con prezzi variabili da 20-30 dollari per le carte garantite al 95 per cento e i 7 dollari di quelle garantite a 65 per cento; Seleznev avrebbe guadagnato milioni di dollari, e l’avrebbe probabilmente fatta franca se il DoJ non lo avesse fermato prima della sua partenza dall’aeroporto delle Maldive.
Alfonso Maruccia